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Il fratello sbagliato?
Caino, il fratricida, il traditore della famiglia. La fama di questo personaggio è nota a tutti, anche a chi non ha dimestichezza con la Bibbia, associato indelebilmente al fratello Abele, che ha ucciso perché Dio ne ha preferito il sacrificio. Il Male dunque incarnato in una persona, il simbolo della perdizione.
Ma Saramago nella sua opera ribalta la prospettiva tradizionale e ci tratteggia un personaggio che non è altro che un uomo, con i suoi limiti e i suoi difetti, ma pur sempre un uomo. Perché Dio ha preferito il sacrificio di Abele? Perché non poteva accettarli entrambi? Perché ha dovuto umiliare un fratello per far primeggiare l’altro? L’omicidio commesso da Caino non viene giustificato, ma la colpa, in questa versione, è smorzata e sdrammatizzata, non ricade su un’unica persona. Dio stesso è colpevole e Caino non si risparmia ad accusarlo di cattiveria ingiustificata e gratuita.
Dio viene presentato come un personaggio comico per certi versi, vanaglorioso, superbo, irritabile e suscettibile alla più piccola offesa. È un dio, ma con la d minuscola, crudele, meschino, che non si fa nessun tipo di remore a uccidere persone e bambini, bruciare città, devastare il mondo da lui creato. L’immagine che l’autore vuole restituire è di una divinità che di divino ha solo il potere di poter decidere cosa e come gestire le vite degli uomini, ma i motivi che lo muovono hanno una natura completamente umana. Egli gioca con le vite dei suoi seguaci come se fossero le pedine di un gioco da tavola di cui egli è l’unico giocatore.
Caino compie un viaggio simbolico, temporale e spaziale, che lo mette in diretto contatto con alcuni importanti personaggi dell’Antico Testamento, ma quello che possiamo evincere stando al passo dell’uomo e del suo giumento, è la profonda umanità che si cela nell’animo del fratello sopravvissuto, pentito a tratti del delitto commesso, ma sempre presente a se stesso, sempre pronto a constatare la mancanza di umanità nel dio creatore, un dio capace di chiedere a un padre di uccidere il figlio e di ridurre sul lastrico e coperto di piaghe il suo più caro fedele.
Caino è il campione di umanità all’interno di questa storia, il vero protagonista, la voce della ragione e della verità, un uomo per cui non possiamo non provare compassione e di cui non possiamo ignorare le opinioni e le idee. Il suo senso di giustizia è vicino al nostro modo di sentire, non possiamo non indignarci insieme a lui e non provare la stessa rabbia, mentre non riusciamo a capire cosa spinga il Signore a compiere atti orribili e punitivi, dimenticando gli innocenti, i buoni, gli onesti.
Perché Caino, come dio, è un peccatore, ma a differenza di quest'ultimo, ne è consapevole e si muove nel mondo atemporale della sua punizione senza dimenticarlo e senza mai perdere di vista chi incarna il vero Male.