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Cernobyl vs Corona Virus
Un tre settimane fa, prima che tutta la situazione precipitasse e ci trovassimo reclusi in casa, da un giorno all'altro, avevo comprato questo libro a Roma.
Ora leggendolo, nel mio isolamento domiciliare, quello che mi sconvolge sono le tantissime similitudini, con quello che accadde quella maledetta notte di tanti anni fa. Allora ero bambino e solo di sfuggita potevo comprendere l'incubo e l'orrore che si stava propagando per tutta Europa.
Ora in piena crisi Corona Virus, tante immagini mi tornano alla mente, sfogliando le pagine di questo atroce reportage, che l'autrice, con immane coraggio ha scritto, vagando come un fantasma tra i fantasmi, tra le terre desolate intorno al reattore, dove nascosti come selvaggi, braccati dalla milizia, la gente si era rifiutata di essere deportata e attendeva silenziosa e sola il sopraggiungere dell'estrema libertà che a noi tutti dona la morte.
Le similitudini con il nostro tempo, sono nel senso di impotenza che si vive ora alle prese con questo virus, ancora non del tutto conosciuto dalla comunità scientifica e medica.
Il camminare per strade deserte, il guardarsi già a decine di metri di distanza con occhi feroci e cattivi, pensando che quello che a breve andremo a incrociare o che si è seduto di fronte a noi in metro, sia un untore, un probabile portatore del virus.
Il senso di sfiducia nei confronti delle autorità, che ogni giorno sembra non riescano a dare una risposta unica e decisa alle limitazioni negli spostamenti.
A Cernobyl, come scrive il premio Nobel, di questo libro, accadde la stessa cosa. Le persone venivano recluse in casa.
Venivano considerati dei reietti gli scampati al reattore, erano isolati socialmente (un po come sta accadendo ora, con il Nord d'Italia visto come un lazzaretto), portavano addosso la vergogna per un qualcosa che non erano stati minimamente responsabili.
La morte aleggia in ogni pagina, si fa presente in ogni pensiero e riflessione.
Qualche mattina fa ero in fila (a distanza di sicurezza da altri esseri, come se fossimo tutti appestati, come i contaminati della maledetta centrale nucleare) per comprare qualcosa al supermarket. Non si sentiva voce, saluto, solo si scrutava la diffidenza negli occhi della gente, il cercare di tenersi il più lontano possibile l'uno dall'altro, un clima da incubo che mi ha mestamente accompagnato verso casa.
In giro nessun bambino, pochissime auto, qualche temerario in bici....in lontananza cupo si vedeva la sagoma dell'enorme ospedale Gemelli.
In questo clima da tragedia mi sono venute in mente le parole di un Genio dell'Umanità, di un Illuminato che vedeva, provava, pensava cose che sono state alla portata di pochi uomini esistiti e penso a Tolstoj, Gogol, Platone, Socrate, insomma questi eletti da Dio:
"Io vorrei farti dormire, ma come i personaggi delle favole, che dormono per svegliarsi solo il giorno in cui saranno felici. Ma succederà così anche a te. Un giorno tu ti sveglierai e vedrai una bella giornata. Ci sarà il sole, e tutto sarà nuovo, cambiato, limpido. Quello che prima ti sembrava impossibile diventerà semplice, normale. Non ci credi? Io sono sicuro. E presto. Anche domani. Guarda, Natalia, il cielo! È una meraviglia!"
-Le notti bianche-
FEDOR DOSTOEVSKIJ
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