Dettagli Recensione
"Il vento salmastro che, chissà perché, acuiva in
«[…] Il vento salmastro che, chissà perché, acuiva in lei la gioia di essere sola»
Quindici anni è il tempo della loro relazione, di una relazione che è finita con il perdere quel fuoco che già in partenza faticava ad alimentarla. Duncan e Annie convivono da oltre un decennio in quel di Gooleness, una torbida cittadina inglese sul mare, in quella che è una esistenza scandita da poche letture in comune, amicizie distinte e l’assenza totale di un rapporto non platonico. E mentre Annie, alla soglia dei quarant’anni, nutre sempre più un crescendo desiderio di maternità, Duncan vive per Tucker Crowe, ex cantante rock di successo degli anni ’80 il cui mito è stato alimentato da quella quindicina o poco più di appassionati sparsi sul globo che ne hanno continuato a parlare anche a seguito del suo ritiro dalle scene.
«Adesso sei morta, pensava Annie ogni volta che la vedeva. Ti dispiace aver sprecato tempo a costruire castelli di sabbia? Rimpiangi di non aver pensato: “Andatevene tutti affanculo” e di non esserti tolta il soprabito per sentire il sole sulla schiena? È così poco il tempo che passiamo qui. Perché usarne anche solo un po’ per costruire castelli di sabbia? Lei avrebbe sprecato quelle due ore perché doveva e poi basta, non avrebbe più sprecato nemmeno un secondo del tempo che le rimaneva.»
È proprio in questi giorni in cui ella si chiede se vale la pena o meno continuare una relazione che è stata certamente una gran perdita di tempo che esce un nuovo album dell’autore tanto acclamato, un insieme di canzoni di fatto mai concluse e risultato di un lavoro di studio molto confusionario. Duncan si chiude in un ascolto isolato, anche un po’ adirato visto che la compagna ha avuto modo di gustarselo prima di lui per una quisquilia postale, e quanto prima ne scrive una recensione super positiva che ovviamente suscita pareri discordanti. La stessa Annie non è d’accordo con questo giudizio (“Com’era possibile che quegli abbozzi di canzone fossero più belli del prodotto finito? Com’era possibile che lasciare una cosa a metà fosse meglio che lavorarci, rifinirla, svilupparla e darle consistenza, modellarla finché la musica avesse espresso quel che si voleva farle esprimere?”) tanto che decide di scrivere la sua versione e, dopo il vaglio dell’esperto, di farla pubblicare sul canale online. In molti le danno ragione, tra questi vi è lo stesso Tucker Crowe che non manca di contattarla via mail. Da qui ha inizio un interessante scambio di missive che porterà i due a conoscersi e ad intessere un profondo legame di reciproche confessioni e scambio. A far da cornice, due relazioni che vanno sgretolandosi, la prima è proprio quella tra Annie e Duncan che, dopo le due diverse recensioni, giunge al termine a causa in particolar modo di un gesto di lui.
«Certe volte, se la strada è diritta e le due auto procedono l’una verso l’altra sulla stessa carreggiata, lo scontro può essere previsto con grande anticipo.»
Con “Tutta un’altra musica” Nick Hornby conquista i suoi lettori con un testo di rapidissima lettura ma che al contempo si interroga sulle relazioni di coppia, sull’esistenza, sulla quotidianità, sugli aspetti umani in modo tale da suscitare una intensa riflessione. Attraverso le parole di Annie, Tucker e Duncun, ha inizio un viaggio introspettivo che non manca di solleticare le curiosità dell’avventuriere e di indurlo a guardarsi in profondità anche interrogandosi sul tempo che effettivamente è stato sprecato nella vita di ciascuno. Perché alla fine, quante volte investiamo in rapporti, relazioni, legami che non portano da nessuna parte ma dai quali, comunque, non riusciamo a liberarci? O ancora, quante volte investiamo energie in lavori non adatti a noi o riponiamo aspettative in un qualcosa che di fatto non le merita?
Un libro che conquista, che si fa apprezzare per la sua semplicità e che custodisce per il lettore un buon lascito. Una bella scoperta.
«Quindi non è importante che cosa facciamo. Non può essere, ti pare? È importante come siamo, come amiamo, come trattiamo noi stessi e chi ci è accanto, ed è questo che mi rode. Prima passavo un sacco di tempo a bere e a guardare la tivù, a non amare nessuno – mogli, amanti o figli che fossero – e qui non riesco proprio a raccontarmi balle. Ecco perché Jackson è tanto importante. È la mia ultima spiaggia e tutto quel che mi rimane lo sto buttando sulle spalle di quel bambino. […] E in ogni modo, i risultati, io non sarò qui a vederli.»
«Bisognava metterlo in una teca di vetro, osservarlo e rifletterci sopra finché restituiva il suo significato, e lui ci era riuscito praticamente con tutte le persone che aveva conosciuto, o sposato, o di cui era padre. Nella vita, invece, la verità era che niente finiva mai finché non si moriva e, anzi, anche allora ci si lasciava alle spalle un mucchio di storie irrisolte. Lui, in un modo o nell’altro, era riuscito a conservare le abitudini mentali dell’autore di canzoni anche dopo aver smesso di scrivere e forse era arrivato il momento di cambiare atteggiamento.»
Indicazioni utili
Commenti
4 risultati - visualizzati 1 - 4 |
Ordina
|
4 risultati - visualizzati 1 - 4 |
Non conosco , però, assolutamente l'autore.