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L'etica del samurai
“Ho dato trentacinque anni di servizio a Lord Darlington; e per questa ragione non sarà ingiustificato affermare di aver 'fatto parte di una casata illustre', nel senso più vero del termine, per tutti quegli anni. E riandando con lo sguardo alla mia carriera sino ad oggi, la soddisfazione più grande che provo deriva da quanto sono riuscito a raggiungere nel corso di quegli anni, cosicché oggi non sono altro che orgoglioso e grato del fatto che mi sia stato concesso un simile privilegio”.
Giunge inaspettata a Stevens la notizia che, dopo anni e anni di servizio ininterrotto come maggiordomo, può approfittare di una settimana di pausa dal governo di Darlington Hall. Quasi non saprebbe che farsene, se non fosse per il suo nuovo datore, l’americano Mr. Farraday, che gli presta la sua preziosa Ford per viaggiare tra le campagne e conoscere meglio un pezzo d’Inghilterra.
E’ l’occasione, per l’irreprensibile e misurato Stevens, di rimettere mentalmente ordine negli eventi e negli insegnamenti di un’intera carriera trascorsa, nei suoi anni migliori, a servire Lord Darlington. Ma anche per incontrare nuovamente Mrs. Kenton, che, per sposarsi e metter su famiglia, ha lasciato definitivamente Darlington Hall anni prima.
Se inizialmente stupisce – e non poco – la scoperta che questo particolarissimo romanzo sia opera di un autore giapponese, Kazuo Ishiguro (premio Nobel per la letteratura 2017), nel corso della narrazione questo stupore muta nel suo esatto contrario: ci si rende conto che una tale paternità, per una storia del genere, è quanto di più naturale vi possa essere. Nella figura del perfetto maggiordomo britannico si cela, in controluce, la più alta personificazione del samurai. Il parallelo è illuminante quanto “necessario”: la vita di entrambi trova il significato più elevato nel servire in piena dignità un importante “padrone”, sino al punto in cui tale servizio assurge al rango di vera e propria arte.
Il “servire” come missione che dà luce alla persona: è la scoperta nella quale Ishiguro trascina il lettore attraverso un narrare minimalista e misuratissimo, fatto di piccoli segnali. Particolarmente godibile il confronto, che si dipana negli anni, tra la mentalità di Stevens e quella di Mrs. Kenton, giovane governante di Darlington Hall: un confronto che si consuma spesso nelle ore pomeridiane di riposo trascorse al tavolino di un salotto dove i due sorseggiano la cioccolata e organizzano il lavoro che verrà (quando la storia sarà trasposta al cinema da James Ivory, i personaggi di Stevens e Mrs. Kenton avranno i volti – azzecatissimi – di Anthony Hopkins ed Emma Thompson).
Il samurai anche governa, ed il maggiordomo anche combatte. Entrambi come “servitori”, nel senso più alto e dignitoso.
… E che non venga mai in mente, al preannunciarsi della sera, che ci si sarebbe potuti curare di un altro padrone: se stessi. Che non venga mai in mente!… Per poter continuare a servire, con la medesima scrupolosità e dignità di sempre, per “quel che resta del giorno”.
“Un 'grande' maggiordomo può essere di sicuro solamente colui il quale sia in grado di indicare tutti gli anni di lavoro e dire di aver messo i propri talenti al servizio di un grande gentiluomo – e attraverso costui, al servizio dell’umanità”.
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Posso solo dire che è stata una sorpresa anche per me, sin da quando ho individuato questo tomo in libreria nella totale ignoranza su chi ne fosse l'autore: veder scritto Ishiguro mi ha colpito, e la curiosità è salita alle stelle. :)
Ti segnalo un altro testo , letto recentemente, dell'autore : "Un artista del mondo fluttuante" , anch'esso molto bello.
Sono spesso tentata di leggerlo ma poi mi blocco, memore di una precedente esperienza negativa con un quotatissimo libro di Ishiguro. Però in quel caso - forse - ero stata contaminata da un maledetto spoiler non segnalato.
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