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Storie di legami
Questo libro mi ha lasciato molte perplessità, dovute al fatto che non l'ho trovato affatto caratterizzato dagli aggettivi che gli vengono addossati: "scrittura audace, delizioso umorismo, declinazioni dell'amore, saggio, astuto, etc", mi chiedo se ho letto lo stesso libro! Escluso questo dubbio e tenendo presente che c'è un'inevitabile dose di soggezione nell'interpretazione di qualsiasi cosa, libri inclusi, cercherò di esporre la mia di impressione.
Il libro parta di legami affettivi (o che si presumono tali), da quello coniugale a quello fraterno o genitoriale e si propone di approfondirli attraverso i personaggi e le varie situazioni che Elisabeth J. Howard crea.
Premesso che il libro è uscito nel 1969 e che l'autrice ha avuto un'infanzia traumatica oserei dire e una vita in seguito burrascosa, mi sarei aspettata da lei una profondità e saggezza maggiore rispetto a quello che ho incontrato in questo romanzo, pieno di cliché. Certo, qualche perla di saggezza si intravede qua e là e guadagna la fiducia del lettore, ma non possono, da sole, reggere a lungo l'intero romanzo.
"Elisabeth per parte sua scoprì in quel momento che si arriva presto a un punto in cui ogni cosa che si fa o si prova acquista un che di falso; ti sembra di abbracciare o accarezzare un albero anziché una persona; ogni cosa che dici sembra denunciare che non hai capito il problema oppure che non te ne importa."
I personaggi femminili presentano una debole personalità, spesso lasciandosi vittime delle circostanze o sfuggile passando dalla padella alla brace, i personaggi maschili invece, tranne due sui quali ho qualche riserva (Oliver e John) sono meschini, misogini e subdoli. Le situazioni invece che delineano la trama del libro le ho trovate in gran parte inverosimili e con alcuni cliché molto scivolosi, il che da un tocco di futilità e noia al tutto.
Anche la prosa non è delle più brillanti e la cosa che più mi ha lasciato in bianco sono stati i dialoghi mancati. Mi spiego: i dialoghi ci sono e in alcuni spunta fuori anche una leggera, ma molto leggera battuta di spirito, ma quando le cose sembrano prendere una piega interessante e profonda, il dialogo cessa facendo largo a una narrazione riassuntiva in terza persona che elenca gli argomenti (interessanti) successivamente trattati nel dialogo. Un po' una delusione, quasi come una pigrizia dell'autrice a impegnarsi nella costruzione del dialogo, oppure, brutto a dirlo, magari anche incompetenza. A questo punto meglio evitare di andare a toccare certi tasti se poi rimangono lì fini a sé stessi, noi lettori siamo piuttosto attenti ai dettagli. Oltre a questo sono rimasta un po' insoddisfatta anche da come le storie sono state riunite tra loro: mi è mancata una certa armonia e ho avuto l'impressione di leggere un libro abbastanza frammentato. Anche la sfumatura noir della parte finale la si capisce molto prima e l'effetto sorpresa finale viene un po' a scemare. C'è però una scena nelle ultime pagine che ho trovato grottesca e che nella sua "tragicità" diventa quasi comica.
I legami di questo libro sono per lo più legami tossici, sbagliati, se ne salvano solo due: il legame fraterno tra Oliver ed Elisabeth, che si dimostra tenero e costruttivo seppur ha le sue imperfezioni e quello del "vero amore" tra John ed Elisabeth (metto le virgolette a quest'ultimo perché lo considero inverosimile). Tutti gli altri sono legami malati in cui i personaggi si legano a persone chiaramente sbagliate nella speranza di sfuggire la loro condizione insoddisfacente, ma immancabilmente nessuno garantisce loro la salvezza e meno che mai una persona che già in partenza si dimostra inappropriata, così non si fa altro che appesantirsi ancor di più l'esistenza.
Nel complesso è un libro che si fa leggere ma non bisogna avere moltissime aspettative, intrattiene in maniera delicata e anche gradevole ma senza lasciare particolari impronte nel lettore, prevalentemente un libro dal tono triste.
--"Una soluzione provvisoria. E' questo che possiamo essere gli uni per gli altri." E siccome Elisabeth parve ricominciare a piangere, si corresse: "Questo non vale per le persone che si amano davvero."--
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