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LA PARABOLA DI UNA FAMIGLIA
La famiglia del titolo è quella dei Mulvaney e quella che viene raccontata è loro storia nell'arco di circa quaranta anni, dagli anni '50 agli anni '90. Questa famiglia, quasi un clan, ci viene presentata in perfetto stile "mulino bianco" o sogno americano: padre che si è fatto da sè portando avanti con successo sia la vita professionale che famigliare, costruendosi tutto intorno la fama di uomo rispettabile; madre amorevole fervente cristiana e quattro figli i quali sembrano destinati ad avere davanti un radioso futuro: lo sportivo, lo scienziato, la dolce cheerleader ,e il piccolo di famiglia, che è anche il narratore della vicenda. Il tutto inserito in un contesto abitativo da favola: una fattoria immersa nella natura e piena di splendidi animali. Ma un giorno tutto cambia, la sorte, così benevola nei confronti dei Mulvaney, volta loro le spalle: un brutto episodio segna la vita dell'unica figlia femmina, Marianne, e questo solo accadimento, pur nella sua gravità, basta a far crollare un castello che sembrava solido, ma si rivela di sabbia: in primo luogo mette a nudo tutte le ipocrisie della comunità che circonda la famiglia Mulvaney, che subitamente gira loro le spalle, e via via di seguito, in uno spaventoso crescendo di dolore e smarrimento, porta alla luce tutte le debolezze dei componenti della famiglia che, trovatisi all'improvviso senza le certezze che finora li avevano accompagnati, non sanno fare quadrato intorno a sè proteggendosi gli uni con gli altri, come ci si aspetterebbe dalla famiglia amorevole e affiatata che ci è stata presentata, ma si smarriscono, annichiliscono sè stessi e gli altri membri di fronte al cambio di rotta, non reagendo ad esso, trovando gli uni negli altri la forza per farlo, ma allontanandosi e perdendosi, iniziando percorsi di vita, in alcuni casi allo sbando, in un modo che lascia il lettore esterrefatto. La forza e la bellezza del libro sta proprio in questo, si prova dolore e stupore davanti ad un evolversi di eventi che mai ci si sarebbe aspettati quando ci è stata presentata la famiglia Mulvaney, un emergere di sentimenti che sembrano i più disumani e incomprensibili all'interno di una famiglia come la loro, ma che alla fine sono forse quelli che davvero escono nei momenti cattivi della vita. Il finale può sembrare per certi versi una catarsi, ma, per me, solo a metà: non tutti i membri della famiglia riescono a "rinascere" o semplicemente rimettersi in carreggiata, qualcuno purtroppo, ed è davvero una parte dolorosa, non riesce ad uscire dai limiti del proprio orgoglio, della propria delusione di sè stessi e degli altri, percorso che non è possibile quando in discussione non viene messa solo la famiglia o la società, ma intimamente l'immagine di noi stessi che ci siamo costruiti nel tempo. Ho apprezzato tantissimo questo libro, il contenuto e lo stile, ricco di descrizioni e particolari di oggetti e scene di vita che all'inizio possono sembrare eccessive, ma che sono assolutamente necessarie alla comprensione dei sentimenti e dei comportamenti dei protagonisti; l’autrice riesce a fare immergere talmente il lettore nella vita dei personaggi che non si riesce a non gioire, ma soprattutto soffrire per quanto succede loro. Un libro che sicuramente lascia il segno, che fa pensare e riflettere anche dopo che se ne è finita la lettura.
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