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Quando una luce si spegne
Romanzo introspettivo, narrato in prima e in terza persona in un crescendo drammatico che somiglia a un urlo silenzioso. Evidente la satira contro l’ipocrita società statunitense alle soglie degli anni Sessanta, caratterizzati dalla scalata senza scrupoli al potere e dalla venerazione del dio denaro.
Ma ciò che spicca è la solitudine di Ethan Hawley, uomo dall’intelligenza acuta e stravagante, dall’indole malinconica, marito e padre esemplare.
Commesso nel negozio che un tempo apparteneva alla sua famiglia, stritolato socialmente ed economicamente da un sistema corrotto, finirà per rivalersi diventandone il carnefice.
Dolcissimi i dialoghi vagamente demenziali con la moglie, nei confronti della quale nutre un amore profondo, benché venato di condiscendenza.
Questo sentimento puro e la stessa figura idealizzata della consorte, insieme all’intero nucleo familiare che pressa per la sua scalata sociale, verranno messi in discussione dallo sviluppo degli eventi:
"... ascoltavo la mia casa. Pulsava come un cuore, e forse era il mio cuore e una vecchia casa frusciante".
Definire questo libro solo una satira sociale sarebbe riduttivo, perché è molto di più: è, innanzitutto, il racconto di un dramma umano.
Dietro il sorriso sempre più amaro del protagonista, mentre si fanno strada in lui slealtà e cinismo, c'è la perdita dell'innocenza, un velo di illusioni squarciato e un pianto sommesso:
"È tanto più buio quando una luce si spegne, più buio che se non fosse mai stata accesa".
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Commenti
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@Emilio: lieta di avertelo fatto scoprire :-)
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