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Segreti e menzogne
«Alexandra, la vedova, sedeva al piano di sopra, immobile sulla sponda del letto coniugale d’ottone, gli occhi persi nel vuoto. Se ne stava così da due ore. Il vuoto che era intenta a fissare era incorniciato dai fini tralci della vite del Canada insinuatisi fra la finestra a ghigliottina, i cui vetri erano perfettamente divisi in quattro dalle barre dell’intelaiatura»
Alexandra siede come in uno stato di sospensione. Vede se stessa, non è altro che una particella di un liquido viscoso all’interno di una provetta che non scivola né giù né su. Non è altro che un qualcosa di costretto a restare lì dove si trova. Per lei è più semplice immaginarsi come qualcosa di inorganico piuttosto che di organico. È martedì pomeriggio. Ned è morto sabato notte. Alexandra non era presente, si trovava a Londra ad oltre duecento chilometri di distanza a riprendersi dopo una notte passata sul palcoscenico a interpretare Nora in Casa di bambola di Ibsen. Da quel momento entra ed esce in questo stato di sospensione soporifera, in questo stato di assuefazione, in questo stato costante di assenza dettato dallo shock. Come può andare avanti ora che Ned non c’è più? Come può sdraiarsi su quel letto che per dodici anni hanno condiviso insieme? Come può continuare a specchiarsi in quello specchio in cui erano soliti osservarsi insieme mentre lui la cingeva con un braccio esaltando le qualità di quella divina coppia che erano?
Alexandra Ludd è una donna affermata ma adesso è sola. Alexandra Ludd è vedova di quel critico teatrale morto inaspettatamente a causa di un infarto nella loro bella casa di campagna. Alexandra Ludd è ora costretta a porsi delle domande perché non può più continuare a far finta di non notare quei dettagli che le si palesano innanzi. Pochi giorni e la verità viene a galla e tutta quella realtà che la circondava si sgretola. Le amicizie si manifestano per quel che sono, ovvero falsi legami, e Ned, il suo Ned, aveva una vita parallela fatta di altre relazioni e altre donne.
Quello di cui ci rende destinatari Fay Weldon è un libro duro, crudo, estremo. Ogni conseguenza viene portata ai suoi massimi effetti. La protagonista muta nell’evolversi delle vicende e passa dall’essere una donna ferita dalla perdita all’essere una donna umiliata dal protrarsi di una realtà fatta di rapporti non veri e di falsa solidarietà sino al riscoprirsi nella sua più acuita volontà vendicativa.
Ma quali sono davvero le nostre peggiori paure? Cosa realmente temiamo, cosa può metterci in condizione di perdere ogni certezza, ogni sicurezza?
Un elaborato caratterizzato da uno stile narrativo pungente, eclettico, rude, talvolta aggressivo è quello che si cela all’interno di questo particolare scritto. Quest’ultimo si apre tra le mani del lettore che viene rapito e incuriosito dalle vicende sin dalle prime battute e dai molteplici colpi di scena che si susseguono. Unica pecca che ho riscontrato è nella traduzione talvolta un poco farraginosa.
Al suo interno sono inoltre presenti tanti spunti di riflessione che vanno da tematiche quali la complicità, la competizione femminile, il tradimento, la perdita, la non comunicabilità nei rapporti, la difficoltà di interazione tra universo maschile e femminile, il matrimonio, la morte, il trauma della scoperta e tante altre ancora.