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Non chiamatemi Zuppa
Frank era al mondo da poco, mezzo morto ammazzato da quei piccoli diavoli. Contro ogni pronostico, Frank è risorto, coriandolo di allegria in uno sparuto villaggio dell’Alabama, unica speranza di un bocciolo bistrattato.
Frank e’ un pettirosso che non sa volare.
Patsy denutrita, fragile, sporca e vestita di stracci nella sua breve e grigia esistenza ha conosciuto soltanto abbandono e solitudine. La sua resurrezione nel tepore scarlatto di Frank.
Patsy e’ una bambina che non sa camminare.
Oswald Campbell si trascinava col sostentamento della magra pensione di invalidità. Solitario, cinico, detestava anche la sola idea di paternità.
L’anamnesi è critica ed il referto grave, per prolungare la vita serve trasferirsi in un clima più mite.
Oswald è un uomo che non sa respirare.
Durante le festività natalizie capitai di fronte ad un dispenser con dei grandi, rosei marshmallow ricoperti di cioccolato bianco e praline, pasticcino poco intrigante per un palato italiano abituato a sapori diversi. Eppure non seppi resistere al grazioso alberello, capitava nel posto giusto al momento giusto. Mangiandolo, provai un piacere diffuso con quella dolcezza zuccherosa , eccessivamente morbida ed avvolgente.
Fannie Flagg non raggiunge di certo la bellezza di “Pomodori verdi fritti alla fermata del treno”, ma la grazia del racconto, gli amabili attori ed i guizzi di umorismo sono perfetti nel periodo natalizio.
Come ogni abete di marshmallow ricoperto di cioccolato bianco e praline colorate.
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ps Jack, il pettirosso si chiama Jack! ;)
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