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Quello che non si dice
Opera del 2004, già edita in Italia e riproposta ora da Feltrinelli nella collana “I Narratori”, interessante prodotto di uno scrittore colombiano, Juan Gabriel Vásquez, che riesce a catturare l’interesse dell’editoria internazionale e viene acclamato come una delle voci più innovative della recente letteratura sudamericana. Non delude le aspettative.
Il romanzo è innanzitutto un libro nel libro, racconta infatti le conseguenze accorse alla voce narrante in seguito alla pubblicazione del suo primo libro e viene siglato da un post scriptum che inserisce ulteriori sviluppi alla vicenda confinata in questo suo secondo libro intitolato appunto “Gli informatori”. La struttura narrativa è perciò complessa, originale, capace di determinare un andamento vivace alla scrittura che si avvale, giocoforza, di ampie analessi oltre che di inserti narrativi dal respiro documentario.
Nei primissimi anni ’90 del secolo scorso, Gabriel Santoro è richiamato dal padre, di cui porta lo stesso nome, perché l’anziano genitore che solo tre anni fa aveva bocciato in maniera del tutto inaspettata e feroce il suo libro con una recensione impeccabile, determinando quindi il loro allontanamento, deve subire un importante intervento chirurgico. Questo evento iniziale genera a cascata tutti gli sviluppi successivi: il parziale riavvicinamento dei due e la svolta imprevista del decesso del padre, eventi che a loro volta generano, a spirale, il riemergere di un passato celato che Gabriel tenterà di decodificare al di là della cortina di mistificazione che il sapiente genitore, docente di retorica, ha innalzato.
È la storia della Colombia, terra di arrivo per molti profughi tedeschi durante i feroci anni del nazismo, terra che ospita inizialmente e poi rigetta, in seguito agli sviluppi della II guerra mondiale, i pericolosi tedeschi, tutti, a prescindere dalla loro ideologia, è dato per scontato che siano tutti nazisti. Si tratta spesso di tedeschi perfettamente integrati nel tessuto sociale colombiano, ne hanno sposato le donne, hanno da loro figli che parlano spagnolo e sono cattolici. Un centinaio vengono internati nell’ Hotel Sabaneta di Fusagasugá, a sud di Bogotà, questo libro parla anche di loro e di come ci siano finiti.
Tutto ruota intorno al valore della parola e come declama lo stesso Santoro nella sua aula universitaria qui si parla “di quello che non si dice, di ciò che sta oltre il racconto, il computo, il riferimento”. Spesso la verità è impossibile da ricercare. Buona lettura.
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