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In Marocco tra Tangeri e Fes
Onirico e poetico, "Harrouda" non è proprio un romanzo, ma un libro di pensieri e memorie dove il tempo e la forza della parola s’intrecciano in un racconto surreale che si svolge tra le città di Fes e Tangeri, all’interno di un Marocco antico e moderno al tempo stesso, sulle orme di una sensuale prostituta chiamata appunto Harrouda che popola i sogni dei ragazzini. In verità, una lettura non semplice, ma molto affascinante.
Tra i temi trattati in queste pagine, la circoncisione, l’hammam delle donne e il café degli uomini, i tre mariti della madre dell’autore, l’oblio dell’hashish, l’omosessualità e la prostituzione dei ragazzi con gli stranieri che giungono a Tangeri, città della menzogna e del tradimento, Tariq ibn Ziyad che nel 711 attraversò lo Stretto alla conquista di al Andalus.
Mi piace la scrittura di Ben Jelloun, anche nella versione originale francese, coraggiosa e non ipocrita, in particolare il suo dar voce alle donne: senza dubbio un libro scandaloso all’epoca della sua pubblicazione (1973), specie in una cultura come quella marocchina e araba in generale.
Seppure meno noto e molto diverso rispetto ad altri più apprezzati romanzi di questo scrittore, come per esempio "Partire" e, più recentemente, "La punizione", anche questo offre nel complesso una buona lettura.
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Attendo qualcosa a livello di "Creatura di sabbia". O forse quell'opera rimane il capolavoro assoluto dell'autore?