Dettagli Recensione
Il potere della bugia
“Quanti di coloro che le sfilano davanti hanno già avuto il tempo di mentire oggi, fra il primo caffè e il lavaggio dei denti? Quanti resisteranno fino a mezzogiorno? Bugie piccole grandi grasse strette belle spesse turpi bianche, sempre bianche”.
Bianche, innocenti, “perché non tutte le bugie sono cattive, su certe bugie si costruisce uno Stato”.
Ayelet Gundar-Goshen è una psicologa, sceneggiatrice e giornalista israeliana, vive a Tel Aviv, e questo è il suo terzo romanzo, pubblicato in Italia nel 2019, dalla casa editrice Giuntina, che si occupa di farci conoscere la letteratura ebraica contemporanea.
La protagonista del romanzo è una diciassettenne, Nufar: la classica ragazzina carina, ma non appariscente, formosa, ma non slanciata, proprio quel tipo di fanciulle che passano inosservate tra i coetanei. Nufar soffre anche in casa per il confronto obbligato con la sorella minore, Maya, che, pur avendo i suoi stessi lineamenti, ha il fisico di una modella e la pelle perfetta, senza brufoli.
Una ragazzina anonima, che desidera che ogni tanto qualcuno la consideri, e che oltre ad andare a scuola, lavora in una gelateria.
Proprio in questa gelateria un giorno succede qualcosa che le cambia la vita, ma che rovina la vita di qualcun altro, quella del cantante non più sulla cresta dell’onda, Avishai Milner.
Questi, particolarmente nervoso e frustrato, perché senza contratti discografici, dopo una lunga attesa in fila, si rivolge in maniera molto offensiva a Nufar, che gli sta servendo il gelato, trattandola male e rinfacciandole i suoi difetti fisici. Offesa, Nufar, scappa via dal bancone in lacrime, inseguita da lui che le chiede la banconota di resto.
Le sua urla si sentono per tutto il vicinato, alcune persone accorrono e, nel veder la ragazza in lacrime “braccata” da un ragazzo tirano veloci e quanto mai errate conclusioni: tentato stupro. Nufar non fa in tempo a smentire la notizia, che questa è già partita al galoppo e raggiunge la polizia e i giornalisti. In un battito di ciglia Nufar da insignificante ed anonima ragazzina diventa un fenomeno mediatico, al centro dell’attenzione di tutti. Questa nuova situazione piace così tanto a Nufar che non riesce a dire la verità, ne rimane intrappolata quasi come in una rete. Ogni qualvolta la coscienza le brucia e prova timidamente a confessare la verità, le sue lacrime vengono intese come sfogo, timidezza, vergogna, sofferenza.
“(...)le chiesero: «Ti ha toccato?» e la faccia coperta tremava, insomma confermava, ogni singhiozzo aggiuntivo era un altro sì, e ogni sì era un titolo sul giornale dell’indomani, così d’un tratto, prodigiosamente, da un cortile abbandonato sbucò il nuovo scandalo–un relitto di un talent show accusato del tentato stupro di una minorenne–e tutti guardarono quella storia neonata e videro che era buona. Sia lodato il creatore”.
Viziata, circondata dalle attenzioni di tutti, pure dai proprietari dei negozi di abbigliamento che le donano capi di vestiario affinché li indossi nelle apparizioni in televisione , Nufar proprio non riesce a dire la verità e, da ragazza offesa diventa “bugiarda” , perché non fa nulla per fermare l’equivoco, con conseguenze pesanti sulla vita di Avishai.
Solo due persone sanno la verità: uno è un clochard muto e l’altro è Lavì, un adolescente disadattato come lei, per niente brillante, un outsider come lei, fisicamente non in linea coi canoni di bellezza proposti dalla società . Lavì è affascinato da come la bugia accenda gli occhi di quella ragazza, da quel contrasto tra il dolce viso esposto e il suo segreto. Decide di ricattarla: accettarlo come fidanzato in cambio del silenzio.
Ognuno ha le sue bugie. Nella seconda parte del libro compare un’anziana donna che finge di essere, ad un certo punto, Revka, compagna di ospizio, che ha amato dall’infanzia, ormai defunta, per presenziare ad una conferenza come testimone sopravvissuta ai campi di concentramento. Lavì stesso fa credere al padre di volersi e arruolare, non fa nulla per chiarire l’equivoco creatosi tra di loro e, in questa situazione, lo rende felice ed orgoglioso.
Dalla bugia alla storia d’amore, alla felicità. La bugia che fa bene a tutti (tranne ad Avishai), chi non ricorre alla menzogna per rendere meno brutto il mondo? Questo è il focus del libro: ognuno dei personaggi ha detto o dice una bugia per essere diverso da quello che è.
La scrittrice in una intervista dice “ tutti siamo dei bugiardi. Ogni persona al mondo dice bugie, spesso e più volte al giorno. È come andare di corpo: nessuno ne parla, sembra che la cosa non esista e invece ci riguarda tutti. Volevo scrivere un romanzo proprio su questo, su qualcosa di cui nessuno parla, ma è presente nelle vite di tutti”
( Intervista a Ayelet Gundar-Goshen | Mangialibri)
Un libro molto ironico, piacevole, scorrevole, si legge velocemente. Si ha la sensazione di essere immersi un Israele globalizzato, con le sue tradizioni e le sue ricorrenze ormai (tranne la Shoa) poco sentite dai giovani. Un appunto da segnalare alla casa editrice: sarebbe utile tradurre le parole yiddish che spesso compaiono nei discorsi, perché a volte non ci si arriva col solo intuito.
Indicazioni utili
Commenti
5 risultati - visualizzati 1 - 5 |
Ordina
|
Cantoni segue la letteratura, è fissato con lo stile e la tecnica, legge le riviste letterarie, si tiene aggiornato, ma propende troppo per gli americani, snobbando gran parte della narrativa europea, per non parlare di quella asiatica e sudamericana.....ahia
Non ho una guida preferita, manca quello perfetto
5 risultati - visualizzati 1 - 5 |