Dettagli Recensione
Collezionismo come protesta
Un libro molto bello, meritevole, a torto sconosciuto o dimenticato.
Bruce Chatwin, autore di libri di viaggio come “In Patagonia”, lo pubblicò prima della morte, nel 1988 ed ottenne subito l’approvazione della critica.
Il testo originale è in inglese, Adelphi lo ha pubblicato per la prima volta nel 1989 con la bella traduzione di Dario Mazzone. L’opera è ambientata a Praga, negli anni ‘50, gli anni difficili del regime praghese e il protagonista della storia è Kaspar Utz. La voce narrante è interna alla storia, si tratta di un giornalista inviato dal direttore di una rivista per scrivere un articolo sulla passione dell’Imperatore Rodolfo II per la collezione di oggetti esotici. Si narra infatti che il famoso imperatore soffrisse di depressione ed avesse trovato nel collezionismo un rimedio contro questo male. Nell’ambito di questa ricerca l’io narrante, inviato speciale, incontra un uomo particolare, un collezionista di porcellane, Kaspar Utz.
Utz è un uomo molto riservato, solitario, ha studiato in Inghilterra in gioventù, poi è ritornato a Praga ed ha scoperto di avere una passione smisurata per le porcellane fabbricate nel Meissen, in Sassonia. Questo genere di porcellane era ed è tuttora molto famoso: i soggetti sono in gran parte personaggi del teatro dell’arte, raffigurano damine, animali, coppie di innamorati. Chi conosce le porcellane di Capodimonte riuscirà subito a comprendere il genere e le caratteristiche della lavorazione, poiché- nel libro è anche raccontata la storia della porcellana- la reale fabbrica napoletana si era proprio ispirata a quelle statuine tedesche.
È un libro che consiglio sia perché ben scritto, scorrevole e lineare, con qualche breve flashback, sia perché vi è una storia che fa riflettere sull’invadenza dei regimi totalitari nella vita privata delle persone.
Utz può tenere le sue porcellane purché accetti di farsele fotografare e catalogare da incaricati delle autorità comuniste.
Ogni volta che accoglie nella sua dimora queste persone, Utz si sente come se avesse subito un’invasione spiacevole nella propria intimità e vede, in ogni fotografia scattata alla sue statuine, un furto.
Utz reagisce a queste forme di governo continuando imperterrito a collezionare porcellane, sostenuto anche da Marta, la fedele e devota domestica.
La porcellana, quale materiale quasi magico, inventata da un alchimista, vive come la fenice “Nel fuoco le porcellane muoiono, e poi tornano a vivere. (...) la porcellana non era solo un materiale esotico come un altro, ma una sostanza magica e talismanica- la sostanza della longevità, della potenza, dell’invulnerabilità “. È così che Utz racconta al giornalista narrante l’importanza della porcellane nel Settecento. La porcellana va oltre la vita delle persone, se ben conservata non perisce, sopravvive al suo proprietario. La porcellana è una risposta alla decadenza.
La storia è breve e non posso dire molto: ci sono alcuni indimenticabili passi che ho trovato esilaranti come quelli del botta e risposta tra Utz e il suo amico, un paleontologo che colleziona mosche comuni, Orlík.
Nel testo si parla non solo di porcellana, ma anche di cibo,in quanto vengono nominate tante varietà di piatti non solo praghesi, ma di tutto il mondo a testimoniare la conoscenza dei vari popoli con cui Chatwin era venuto in contatto durante i suoi viaggi di lavoro.
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e adesso guarderò alle porcellane con occhi diversi
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