Dettagli Recensione
America, anni 60
Texas anni '60. Già mi prefiguro quell'America del Sud pura, bianca, razzista, calda, bollente nelle temperature e negli spiriti. Vedo quei "negri" segregati alla condizione di schiavi. E vedo la cittadina di Dewmont. Io, che conosco solo New York e che, quindi, non ho visto praticamente nulla degli Stati Uniti, non il cuore pulsante costituito da quelle cittadine anche un po'...squallide, mi immagino come poteva essere nella fantasia questo luogo: i primi fast food, i film all'aperto, le bravate degli adolescenti, quando spingersi un po' più in là con la bici era causa di punizioni e paternali.
Stanley ha 13 anni, un cane fedelissimo sempre al suo seguito e una fervida immaginazione. Durante quell'estate, durante le vacanze dalla scuola, il ragazzo trova una scatolina, così, un po' per caso, in giardino, sotto terra e allora decide di coinvolgere anche la sorella, più grande di lui e che vaga tra la scoperta del sesso e i dubbi adolescenziali. Stanley e Callie crescono in una famiglia rigorosamente "suddista": la "negra" che lavora da loro deve servire in casa e non superare mai dei confini ben netti; le donne non possono permettersi certe libertà e il figlio maschio deve essere il "campione", un osso duro che deve sapersi difendere come un vero uomo. La trama da thriller letterario però inganna: siamo di fronte a un romanzo di formazione scritto da uno degli autori più stimati negli Stati Uniti.
Apprezzo moltissimo che, come "Il buio oltre la siepe", la narrazione dei fatti storici americani, tanto contorti e violenti, venga affidata allo sguardo di un tredicenne e, esattamente come il libro di Harper Lee, la "mamy" diviene sempre più il punto di riferimento della famiglia: Rose Mae ha un carattere forte e impone la sua presenza all'interno di quel nucleo famigliare che inizialmente la accetta con molto diffidenza, tranne che il giovane Stanley che subito stringe una bella quanto singolare amicizia con la donna. L'innocenza del ragazzo gli permette di avvicinarsi "all'altro" senza paure, preconcetti, tanto che rimane stupito nell'apprendere che vi siano persone che, invece, pongono giudizi ben definiti basandosi solo sul colore della pelle.
Sarà l'estate della rivelazione per Stanley e quel velo di innocenza che contraddistingue i bambini dagli adolescenti verrà a disgregarsi. Il sesso, il razzismo, la violenza sulle donne, gli omicidi...il vaso di Pandora ormai è stato aperto e tutti i mali del mondo si mostrano nella loro brutalità agli occhi di Stanely. Veste i panni dell'investigatore, il ragazzo, perché la noia delle vacanze è tanta che quasi, quasi è meglio quando si va a scuola. La volontà di giungere ad una risoluzione sui casi, ai quali il tredicenne sta cercando delle risposte, è tale che tormenta addirittura le sue notti: "mi sentivo gelare il sangue al pensiero che se avessi aperto gli occhi avrei trovato chissà chi, accanto al letto, minaccioso come un'ombra (....) Qualunque cosa fosse temevo che si sarebbe impadronita di me, trascinandomi al di là di quella sottile linea scura che fungeva da confine tra il mondo dei vivi e quello dei morti".
Piano piano tutta la famiglia, compreso il signor Stanley (con qualche difficoltà in più, ovviamente) comprenderà che il razzismo altro non è che il frutto della stupidità umana, dell'ignoranza dilagante ieri come oggi.
Quello che più ho apprezzato? Prima di tutto: questo romanzo è meno popolare di "Il buio oltre la siepe" ma ugualmente piacevole, scorrevole ed educativo. Ho ammirato moltissimo il finale: Lansdale non lascia il lettore con dei dubbi, risolve tutto ciò che era accaduto e che accadrà ai personaggi.
"Non sempre la vita dà soddisfazione e, al tirar le somme, carne e polvere finiscono per rivelarsi la stessa cosa". Leggete e scoprirete Buster, il mio personaggio preferito e, soprattutto, saprete dare una risposta personale a ciò che rappresenta per voi "la sottile linea scura".