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L'altra Eszter
 
L'altra Eszter 2019-12-01 19:13:23 DanySanny
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DanySanny Opinione inserita da DanySanny    01 Dicembre, 2019
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L’Eszter che ci abita


All’inizio di tutto c’è un capriolo, fiero e ingenuo, come un animale silvano ridotto in cattività. L’anima di Angèla, ricca, bionda, generosa, l’immagine della bontà più pura e disinteressata. Eszter la invidia e disprezza, lei figlia di un padre avvocato troppo perso dietro alle sue piante per riuscire a guadagnare qualcosa, lei con le mani troppo callose, la vita troppo impegnata per una bambina della sue età, lei orfana dell’amore dei suoi genitori, troppo innamorati, troppo persi l’uno nell’altro per curarsi di lei. Muta d’affetto e di denaro, il vuoto la consuma e lascia spazio all’invidia, al rancore, all’insofferenza. La scava e indurisce, una lama tagliente. E così Eszter sceglie di liberare il capriolo, l’animale di Angèla, per dargli la libertà, si inganna, per rovinare la sua nemica, in realtà. Eppure quel capriolo, animale innocente, finirà sotto un treno e la colpa di quel crimine, di quella vita spezzata, sarà il peccato da espiare per tutta la vita. Anche quando oramai attrice ricca e affermata nella Budapest del secondo dopoguerra, Eszter si innamorerà di Lorenc, marito di Angèla e per un crudele gioco del destino sarà costretta a fare i conti con la sua Nemesi, nello scomodo e scricchiolante ruolo dell’amante.

Nella forma di un confessione schietta e impietosa, che non risparmia nessuna crudeltà, non ammorbidisce nessuna meschinità, in un tempo ondivago che fluttua tra passato e presente senza soluzione di continuo, ogni profumo o immagine, ogni atteggiamento o posa, un tono di voce o una particolare sfumatura del cielo, sono occasioni per un’esplorazione della memoria alla ricerca di un tempo che non è perduto, ma anzi perpetuamente ribadisce se stesso. Magda Szabò scrive bene perché tutto nelle sue storie, per quanto crudele o serio, non tradisce mai la volontà di raccontare, non cede mai all’esigenza di un messaggio da dare, ma anzi si deposita con grazia tenace nel lettore, come un impasto ben lievitato. E qui la forma particolare, tutta monologo e rimembranza, giova alla grazia del libro che andrebbe letto quasi d’un fiato, per non uscire mai da un’atmosfera morbida e ovattata. Come nel suo successivo “La porta”, al centro è la tensione tra due donne di classi sociali diverse, l’attenzione per la natura, il coraggio della franchezza, ma anche una gelosia che si fa odio e di un amore che, nato come una ripicca, diventa esperienza totalizzante e alla fine sincero. Quello che più colpisce è che mai si ha la certezza che la gelosia sia solo gelosia, che l’odio sia solo odio o l’amore solo amore, ma anzi tutto si continua e confonde e alla fine i peronsagai si stagliano sempre più vividi, con la loro irriducibile umanità.

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Commenti

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Un bel commento il tuo, Danny. Ti confesso però che questa autrice non suscita il mio interesse nonostante i bei commenti letti su di lei. Si può parlare di "questione di pelle" con gli autori?! :-)
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DanySanny
02 Dicembre, 2019
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Ciao Ioana, in effetti a quanto intuisco dei tuoi gusti, non mi sembra un'autrice di tuo gusto. Io la apprezzo, specie questo libro, anche per la scrittura, ma non mi fa impazzire. Comunque sì, anche io vado molto a pelle e l'ho letta solo perché me lo ha consigliato una cara amica.
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Molly Bloom
02 Dicembre, 2019
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Presto passerai al setaccio tu :-P.....sarò inclemente! :-))
Ciao daniele.
Amo la scrittura di questa autrice, La tua bella recensione, però, mi ricorda di non aver letto questo libro.
siti
02 Dicembre, 2019
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Anche a me piace, questo mi manca!
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DanySanny
02 Dicembre, 2019
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Ciao Emilio! Se ti capita, recuperalo, penso regga il confronto con il più famoso "La porta" che ricordo ti era molto piaciuto!
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DanySanny
02 Dicembre, 2019
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Ahahah vai Ioana, sono molto curioso ;)
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DanySanny
02 Dicembre, 2019
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Sì Laura, quando ti capita, prendilo, merita come lettura.
In risposta ad un precedente commento
siti
02 Dicembre, 2019
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Sicuro!
Sempre piacevoli le tue recensioni.
11 risultati - visualizzati 1 - 10 1 2

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