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Nel paese di Lucy Barton
Le nostre giornate scorrono ogni giorno come placidi flussi di parole. Pettegolezzi e risate, che si librano nell’aria leggere come piume, per nascondere pensieri pesanti come zavorre. Cattiverie acide e livorose, con cui speriamo forse di espellere un veleno che ci corrode l’anima. Banali bugie dietro cui proteggere la paura di essere inadeguati.
E poi ci sono momenti, all’apparenza normali e uguali a tanti altri, in cui invece tutto, all’improvviso, diventa possibile. Anche pronunciare parole che sembrano racchiudere la verità di un’intera vita, il motivo d’essere di un’intera storia. L’essenza del dolore condivisa silenziosamente, una sera, con la proprietaria di un B&B. L’intensità di un’occasionale conversazione con uno sconosciuto, incontrato per caso nel retro di un teatro. La rivelazione d’amore contenuta in un semplice gesto osservato da lontano.
Elizabeth Strout ci regala uno splendido romanzo che si avvale di una scrittura delicata come una carezza, per condurci in un microcosmo di uomini e fatti ordinari, resi memorabili da una penna raffinata e da un animo sensibile. Non vi sono eroi e non vi sono santi in questi piccoli frammenti di vita, incastonati insieme a formare un mosaico della provincia americana. Ci sono uomini comuni, reali ed imperfetti, con le loro debolezze, paure, solitudini e meschinità. L’autrice si limita a tratteggiarne con brevi pennellate la quotidianità famigliare e provinciale, facendone percepire le placide atmosfere di gesti sedimentati e opinioni sussurrate, per poi andare a incidere la superficie con piccole crepe. Tagli in cui si cristallizzano l’emozione e la forza di inattesi e intensi attimi di comprensione umana. Bastano poche parole, un unico dettaglio, sarà ciascun lettore a riempire quelle crepe, interpretando e immaginando cosa si nasconde sotto la superficie.
È una sensazione di soffusa tenerezza quella che avvolge queste storie, o meglio, queste persone. Al centro di ogni racconto c’è la voce di un personaggio, ascoltato e non giudicato, che si rivela con le proprie ferite e ammaccature. Perché, come dice Lucy Barton, siamo tutti esseri imperfetti che possono vivere e amare solo in modo imperfetto. Ma, per un attimo, tutto, davvero tutto, è possibile: accoglienza, comprensione, sincerità.
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Un caro saluto, Manuela
Grazie mille a voi!! E posso permettermi di dire che sono felice di ritrovarvi ?
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Abbastanza recentemente ho letto Lucy Barton, libro che mi è piaciuto. Poi ho visto comparire questo, ma non pensavo fosse così bello.