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Buchi da riempire
Sin dalle prime righe si ascoltano urla accese ed arrabbiate, ma solo dopo aver letto tutto il libro si riesce ad avere un’idea più definita del background del ragazzo. Perché è così arrabbiato? Perché a volte improvvisamente piange?
Holden lascia intravedere nel testo tracce di un vissuto importante, di cui conosciamo solamente poche cose: la tragica morte dell’amato fratello Eddie, l’importanza della relazione tessuta con gli altri due fratelli, il continuo fallimento ed abbandono di varie scuole superiori e la fatica vissuta dai genitori in relazione a tutto ciò.
Chi si affaccia alle prime righe a fatica riuscirà a non immergersi nella vita di Holden: le ragazze, la sessualità, la trasgressione contro una società che non apprezza, i litigi con i compagni di scuola, la passione per la letteratura, le amicizie nate con i professori, le delusioni apportate ai genitori. Il tempo in cui è ambientato tutto ciò è un presente tormentato, senza un accenno al futuro, mentre molti sono invece i flashback che portano il ragazzo a rivivere vividi e appassionanti ricordi che prevalentemente vedono Eddie come protagonista.
Ecco quindi che molto spesso il suo presente si annoda indissolubilmente col passato, che porta a vivere con la stessa intensità quanto vissuto mesi o anni fa in altre circostanze, momenti mai terminati, che continuano a presentarsi con violenza oltrepassando il senso di ciò che è un vero e proprio ricordo.
Sebbene le problematiche vissute da Holden siano quelle tipicamente adolescenziali, le scelte e i comportamenti adottati dal ragazzo non lo sono.
Parte del filo conduttore sembrano infatti essere le emozioni di Holden, le decisioni repentine ed estreme, i bisogni mai posticipabili: un fiume in piena, la cui scrittura dell’autore ben rende l’idea al lettore.
"Se proprio volete sapere la verità, non so nemmeno io perchè ho tirato fuori tutta quella storia con lei. Mi sa che non ce l'avrei portata nemmeno se avesse voluto venire con me. Non era la tipa con cui andare in giro. La cosa tremenda però, è che quando gliel'ho chiesto ero serio. E' questa la cosa tremenda. Giuro su Dio che sono pazzo."
I fitti paragrafi sembrano infatti invogliare ad una lettura veloce, senza freni, un’abbuffata di parole, emozioni, bisogni, irrefrenabile.
Così com’è lui: trasparente e senza freni o filtri. Proprio per questo è arrabbiato con i suoi amici, compagni di scuola, conoscenti, la scuola e New York stessa, definiti e descritti come ipocriti, finti, con la puzza sotto al naso.
La solitudine è palpabile, ancora più tangibile osservando quanto dipinto dall’autore: la moltitudine di New York, di una scuola, di un pub, che non si incontra mai.
"Beviti ancora una cosa, - gli ho detto. - Ti prego. Mi sento solo come un cane. Non scherzo."
Impossibile non emozionarsi e non mettersi al posto del giovane Holden, al suo posto saremmo tutti come lui: ogni cosa diviene indispensabile e assolutamente giustificabile, non poteva esser fatto altrimenti. Anche quando scappa da scuola, anche quando decide di aspettare mercoledì per tornare a casa per non dire subito ai genitori dell’espulsione, anche quando sceglie di ricevere la prostituta in hotel e quando poi vedendola sceglie di non volerci far sesso, quando vuole convincere l’amica bella ma antipatica a fuggire con lui per gli Stati Uniti.
"...continua a chiedermi se quando tornerò a scuola ho intenzione di impegnarmi. è una domanda talmente stupida, secondo me. Nel senso, come fa uno a sapere quello che farà finchè non lo fa? La risposta è: non lo sa. Io penso di saperlo, ma alla fin fine che ne so?"
Non è semplicemente il ritratto di un esordio psicotico, di un disturbo bipolare o non so che altra malattia psichica, ma una porta aperta nel vissuto di un giovane adolescente in difficoltà che si trova di fronte a delle scelte, difficilmente comprensibili senza la possibilità di conoscere cosa c’è dietro.