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Spettacolo puro, luce per la mente.
Credo sia uno dei romanzi più grandiosi, belli, nostalgici, schietti, vivi, onesti mai scritti della letteratura nord americana.
Le riflessioni di questo ragazzo, il suo senso di insicurezza, la sua voglia di fuggire al mondo, la felicità per la piccola sorella ritrovata, il suo vagabondare per l'immensa terra yankee. La New York cinica e amichevole.
Un libro che racchiude lo spirito pionieristico e avventuroso di un popolo. La mancanza di punti di riferimento, la solitudine portata all'estremo.
E' un romanzo che si può dire di formazione, di riflessione sulla condizione marginale di tutti coloro che decidono di non adattarsi a una società ottusamente povera di immaginazione.
Dove la concretezza, la ricerca del successo, i buoni voti a scuola paiono essere le sole cose cui far riferimento, tralasciando il fatto che ogni traguardo raggiunto, che ogni desiderio perso, che ogni aspirazione sacrificata, mai ci saranno ridati.
Cosa fa allora il nostro baldo giovine Holden, comincia la sua marcia verso l'ignoto, il suo rifiuto per certe regole costituite, il suo fantasticare attraverso le strade cittadine.
Non ha una meta, quello che conta è il cammino, lo spirito di avventura, che è il più pericoloso, ma spesse volte anche quello che riserva maggiori gratificazioni.
Non importa raggiungere un arrivo, importa provarci e soprattutto porre a frutto quello che si incontra.
Fuggire da ogni cosa, lasciare indietro la sicurezza della propria condizione agiata borghese, gli affetti, la calda stanzetta di casa. Il cammino è lungo, il popolo americano è un popolo senza radici, in costante movimento, alla ricerca di una valle dell'Eden cui forse mai giungerà.
Nel destino di questo ragazzo vedo le lande arse dal sole della Death Valley, le strade infinite battute da un vento senza sosta che ricopre di sabbia i fuggevoli passi del cammino umano.
In un film ho ascoltato questa frase profetica:
“L'animo americano è duro, isolato, stoico e assassino. Non si è mai sciolto.” D.H. Lawrence