Dettagli Recensione
Sukey/Elizabeth
Siamo nel 2012, Maud ha ottantadue anni, un fardello nel cuore, un pensiero costante nella mente: Elizabeth. Perché Elizabeth è scomparsa e nessuno vuole credere alle sue parole.
«Perché ve ne infischiate? Perché nessuno fa niente? […] Potrebbe esserle successo di tutto. Di tutto. Perché nessuno muove un dito per trovarla?»
In parte perché l’anziana è affetta da Alzheimer, in parte perché la donna confonde presente e passato e ben presto trasporta il lettore in un tempo che non vi è più, quello avente quale protagonista sua sorella Sukey che in quel lontano 1946 scomparve. Una scomparsa che ha destato sospetti, che ha lasciato perplessi, che non ha mai trovato spiegazione.
Come spesso accade, il suo dimenticare le cose, il suo dimenticare di essersi recata già molte volte alla polizia, il suo dimenticare anche semplicemente qual è la sua casa, suscita compassione in chi le sta accanto e tristezza e frustrazione nella protagonista che si sente impotente, sempre meno lucida, sempre più persa, sempre più sconfitta.
Pian piano le pagine si susseguono abbandonando le vicende del presente e radicandosi in quelle di quegli anni al termine del conflitto per risolvere, una volta per tutte, quel mistero vecchio settant’anni.
L’opera tocca le corde più sensibili del lettore, parla di malattia, incuriosisce con il doppio mistero e fa entrare in empatia il conoscitore con l’eroina e le vicende, tuttavia, la scrittura prolissa e spesso dispersiva tendono a far perdere di interesse il lettore che finisce con lo stancarsi dell’attesa.
Ad ogni modo, libro piacevole che consiglio a tutti coloro che cercano una storia delicata, concreta, attuale ma non dai ritmi rapidi e immediati.