Dettagli Recensione
Mors tua, vita mea
Feroce storia di una bellezza straordinaria, che ci apre le porte sulla violenza quotidiana nel Venezuela di oggi. La storia si apre con il funerale della madre, a cui Adelaida era molto legata, essendo la sua unica famiglia. Adelaida rimane quindi sola al mondo, è lei stessa a diventare la sua unica famiglia. La macchia scura della morte ci accompagna per tutta la vicenda narrata. Perché la morte è nelle vie della città, accanto alla porta di casa, in famiglia, fra gli amici più cari. La morte diventa però anche strumento di salvezza per la protagonista, che comprende che fuggire, con una nuova identità, abbandonare il proprio paese, le proprie radici, un po’ anche se stessa, è l’unica speranza di sopravvivenza. E lei ha il dovere di sopravvivere. C’è tanto ferro e fuoco in queste pagine. Tanto dolore, tanta solitudine, tanta tristezza, tanta violenza. Però c’è anche e soprattutto, prepotente, l’istinto di sopravvivere, c’è la forza del ricordo che ti porta a non abbandonare mai nel cuore chi davvero si è, c’è la ragione ed il raziocinio, che ti portano a compiere passi impensabili. Sono quei passi che ti portano al di là del mare. Sono quei passi che possono riaprirti una speranza. Non avrà mai gli stessi colori. Ma apre nuovi possibili vie per riportarti a te stessa.
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Commenti
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Forse la delusione maggiore l'ho avuta con Garcia Marquez. Ma c'è il fatto che mi attrae soprattutto la scrittura nord-europea : prediligo i paesaggi silenziosi e l'essenzialità.
Anche molti scrittori USA cominciano a stufarmi, ma ce ne sono alcuni che trovo incantevoli, come C. Potok e Marilynne Robinson.
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Sarebbe una segnalazione interessante, Marika, ma è da un po' di tempo che la letteratura latino-americana non è più nelle mie corde.