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Vecchine in fuga
“Le solite sospette” di John Niven è un romanzo dal taglio umoristico e con un lessico molto spesso scurrile che parte un po’ svantaggiato per la copertina scelta nell’edizione targata Einaudi: nessuna delle protagoniste assomiglia neppure vagamente all’anziana sulla cover, ma per lo meno si può intuire dove porterà la trama.
Accantonato lo stile satirico e volutamente scioccante di Niven, che già avevo potuto conoscere in “A volte ritorno”, questo romanzo si fa subito notare per una storia concreta e più vicina alla realtà: Susan, Julie, Ethel e Jill sono quattro signore non più nel fiore degli anni che per motivi diversi si trovano ad aver bisogno di parecchi soldi, ed ecco spuntare l’idea di una rapina per risolvere tutti i loro problemi. Al quartetto si aggiunge via via un ricco cast di personaggi, alcuni al limite del demenziale come il detective Boscombe che con il proseguire della storia assomiglia sempre più all'iconico ispettore Zenigata, nella sua lotta contro le quattro ladre.
Come accennato, il romanzo unisce la caratteristica narrazione dell’autore alle vicende di queste donne abbastanza comuni, in cui non è difficile riconoscere se non se stessi almeno delle persone a noi vicine. Jill con il nipote affetto da una malattia rara, o Julie che si chiede quale sarà il suo futuro a sessant'anni, risultano dei personaggi credibili nella loro caratterizzazione anche se a tratti sopra le righe.
Il libro diverte e scorre veloce, grazie soprattutto ai capitoli brevi, che quasi fanno passare inosservati alcuni dettagli stonati, come Tamalov che collega subito Susan a “Paura” quando poteva essere chiunque di loro o l'eccessivo stravolgimento della stessa Susan, o ancora il poco spazio dato a Jill nella parte centrale del libro.
E se enunciare le età delle protagoniste ha un senso, sinceramente non ho ben capito perché si dovessero fare lo stesso perfino con le comparse.