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Solitudini imperfette
Vibeke e Jon, madre e figlio, si sono trasferiti in una località all’estremo nord del paese, Vibeke ama leggere, è il suo modo di viaggiare, e lavora come consulente culturale in Comune, Jon ha nove anni ed un compleanno da festeggiare.
Nel giorno del suo nono compleanno Jon esce di casa ed inizia un vagabondaggio notturno per la città....
Il presente è un luogo in cui tutto accade, sta per accadere, e’ già accaduto, in cui sentirsi lontani nella vicinanza, scrutare dentro di se’ dando voce all’ essenza, in cui tutto origina da una claustrofobica presenza, rivolgendosi a qualcuno che non risponde, chiudendo una porta senza pericoli evidenti, ascoltando il silenzio e respirando la paura, il buio come unico compagno.
Due solitudini alla confusa ricerca l’ una dell’ altra, una condivisione rimandata nel cuore di una notte, mentre la neve ghiacciata ed indifferente continua a cadere scricchiolando se calpestata ed il freddo brucia sulle orecchie ed in fronte.
Immaginando un ritorno che ogni volta pare dissolto, si incontrano volti e voci che narrano spezzoni di storie, entrando ed uscendo da case e vite diverse, interrogandosi sulla propria storia.
Jon e Vibeke paiono incamminarsi ( non solo fisicamente) per strade personali, ciascuno raccontando una verità, scrutando quell’ orizzonte dove tutto è accaduto ineluttabilmente, partendo da un luogo, la propria casa, regno di silenzio ed impalpabili movimenti.
L’ oggi ed il mentre, quel nucleo famigliare che ogni volta idealmente ritorna, tra speranza e desiderio, quando pareva allontanato e rimosso, in un’ alternanza di reale e virtuale, come se tutto nascesse e morisse in un angolo oscuro della propria mente.
Ecco una interiorità faticosa, ignara di se’, un linguaggio del tutto personale, continui e repentini cambiamenti di voci e di rotta, fino a quell’ insondabile finale nato da una soggettiva percezione e ricostruzione dei fatti, fatti inesistenti senza quel compleanno da festeggiare, con un soffio terribile di reale imminente.
Questa l’ essenza del romanzo, un linguaggio minimale, una traccia scarna arricchita di particolari, attimi che assumono forma, un’ alternanza che corrode e confonde, l’ attesa di un evento, che sia ritorno o allontanamento, un thriller psicologico ( piuttosto lento ) dove tutto pare essere l’ altra metà di niente ed un’ angoscia montante nel cuore di dolorose presenze.
Voci ripetute di un percorso duale, muscoli tesi all’ ascolto, una fisicità fortemente interiorizzata ed un’ attesa protratta, speranza di un ricongiungimento e di una partenza definitiva....
Ecco la sensazione di un fischio, sempre più vicino, e....” si sdraia sulla pancia, trova la posizione in cui dorme. Dentro la testa è buio e grande e silenzioso. La aspetta qui”...