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Lucy senza più luce
Romanzo spiazzante, semplice e complesso al tempo stesso.
Semplice, perché la storia è lineare e incalzante, complesso perché la descrizione dei rapporti umani e delle variegate, sfuggenti sfumature della personalità di ognuno si presta a molteplici piani di lettura.
Non è un'esagerazione definirla una fra le opere migliori di Philip Roth, e non a caso lo scrittore sceglie di anticipare dalle prime pagine - gettando con un salto in avanti una malinconica luce invernale sui giorni futuri - la notizia della morte prematura di Lucy, personaggio principale, consapevole che svelare il finale acuirà l'interesse del lettore per un libro che ha ben altro da raccontare, al di là della trama.
“Oh, se la ricorda ancora la bambina minuscola, vivace, dai capelli dorati che era stata Lucy: briosa e dolce e intelligente”.
Si fa fatica a riconoscere questa bambina raggiante nella ragazza coriacea e diffidente di qualche anno dopo, schietta fino alla crudeltà, fragile fino alla nevrosi. Resterà sempre una bambina ferita a morte, Lucy, dolorante e rabbiosa, inadatta al mondo.
Eppure, non è a lei che vanno le simpatie del lettore, ma a quelli che cercheranno invano di trasmetterle amore, e persino, in ultima analisi, a coloro che le hanno funestato l'esistenza.
Grazie al sapiente tratteggio psicologico dei personaggi, i ruoli di vittima e carnefice in qualche modo si ribaltano ed emerge chiaro il fatto che chi non si piega almeno all'indulgenza, se non al perdono, è destinato a non trovare pace e a soccombere.
E' forse questo il prezzo da pagare quando si respingono i compromessi che il vivere sociale impone?
L'amore, in ogni caso, sembra essere l'ultima, estrema risposta in un finale drammatico, reso impeccabile dal tono distaccato della cronaca.
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Commenti
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Dal tuo bel commento vengo a sapere delle qualità di questo libro : non pensavo fosse tra le sue opere migliori.
Sto leggendo, proprio di Roth, "Perché scrivere'" , che raccoglie saggi, interviste... Sono un po' deluso sia per la modesta profondità di pensiero che per l'attitudine a difendere i propri libri dagli attacchi di critici e lettori (ciò che non apprezzo molto : i libri, come tutte le opere d'arte, non vanno 'spiegati' dall'autore ; dovrebbero bastare a se stessi ; se poi si attirano opinioni negative, 'accuse' , penso proprio che l'autore non debba 'farsi avvocato' , perché o 'si difendono da soli' o si apre un dibattito tra lettori e critici, oppure niente.
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