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Freddo americano
Siamo a Holt, immaginaria cittadina del Colorado, nel cuore degli Stati Uniti. La campagna Americana è battuta dal rigido clima invernale che, oltre alle ossa, sembra gelare anche il cuore delle persone. La visione che Haruf dà della piccola comunità rurale scenario del libro, e con lei dell'intero paese, è infatti fredda, chiusa, ostile. Per strada, al lavoro, a scuola, anche nelle chiacchiere da bar o da barbiere, si percepiscono atmosfere ben lontane dal tanto sbandierato sogno americano. All'interno di un contesto in cui dominano la solitudine, il maschilismo, il bullismo, la provocazione, dove le questioni si risolvono a cazzotti e le minacce sono all'ordine del giorno, conosciamo una carrellata di personaggi che fa del suo meglio per cavarsela. Tom Guthrie, professore di storia nel liceo di Holt, alle prese con la depressione della moglie e con i problemi scolastici. Ike e Bobby, i suoi figli, bambini cresciuti troppo in fretta, che si dividono tra studio, lavoro, giochi e il confronto con un mondo adulto difficile da decifrare. Victoria Roubideaux, studentessa delle superiori che si ritrova incinta e abbandonata dalla famiglia e dal ragazzo ma decide di portare avanti la gravidanza nonostante tutto. I fratelli McPheron, contadini e allevatori, scapoloni incalliti che vivono e lavorano insieme da quando, adolescenti, persero i genitori e che accolgono Victoria in casa loro dove mai nessuna donna aveva messo piede. Maggie Jones, collega single di Guthrie, che vive con il padre malato ed è sempre pronta a dare una mano agli altri. Storie di vita ordinaria che la pacata penna di Haruf rende speciali, donne e uomini normali che, nel buio della società che li circonda, sembrano tenere viva una sottile fiammella di speranza. "Fra gli alberi iniziò a soffiare il vento, in alto le cime si muovevano. Comparvero le rondini e si misero a cacciare crisope e insetti-foglia nel crepuscolo. L’aria si faceva sempre più dolce. Il vecchio cane emerse dalla sua cuccia nel garage e si mise a gironzolare per il cortile recintato, annusando i pantaloni dei ragazzini, annusando la bambina e passandole la lingua rossa e calda sulla fronte, poi corse in veranda dalle donne e le osservò, si guardò attorno, si girò su se stesso e si sdraiò, dimenando nella polvere la coda arruffata. Le due donne lasciarono che la brezza soffiasse fresca sui loro volti e sbottonarono un po’ le camicette per sentirla sul petto e nelle ascelle. E presto, molto presto avrebbero chiamato gli altri per la cena. Ma non subito. Rimasero in veranda ancora un po’ nell’aria di quella sera di fine maggio, diciassette miglia a sud di Holt".
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@Emilio: eh si, nel nostro immaginario associamo subito alla parola America i grattacieli di New York, le luci di Las Vegas, le spiagge della Florida e della California. Invece gli Stati Uniti sono anche e soprattutto Holt e proprio qui sta la forza di Haruf, raccontare quella parte del Paese che non viene quasi mai sbandierata.
@Chiara: è il primo libro di Haruf per me, sicuramente completerò la trilogia di Holt. Non ho dato voti altissimi ma la valutazione è comunque positiva.
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E che brutto posto questa Holt dove, concentrate, sono rappresentate le cose che non ci piacciono dei nostri tempi.
Quando pensavo all'America, solitamente immaginavo New York, ora 'so' che esiste anche Holt e non solo. Quando si parla di 'America profonda' !