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Nessun sacrificio d'amore è troppo grande
“Gargoyle” è un romanzo di narrativa generale che può però rientrare per molti versi nella categoria del realismo magico, per lo squisito equilibrio tra la descrizione dettagliata e puntuale degli avvenimenti e l'alone di mistero che permea i racconti fantastici inseriti nella narrazione.
La storia ci viene raccontata in prima persona dal protagonista stesso, che più volte nel corso del romanzo si rivolge in modo diretto al suo pubblico
«Suppongo, caro lettore, che anche tu abbia conosciuto il fuoco.»
andando un po' a superare il limite della narrativa, ma senza risultare per questo fastidioso. In questa finzione mantenuta dalla sospensione dell'incredulità, il lettore si trova a scoprire la vita del protagonista, pur senza mai conoscerne il nome; si inizia dall'evento che ha cambiato per sempre la sua esistenza, per poi inserire varie digressioni del suo passato
«Non so se sia giusto cominciare dall'incidente, perché è la prima volta che scrivo un libro. A dire il vero ho iniziato con l'incidente perché volevo catturare il tuo interesse e tirarti dentro la mia storia. E dato che stai ancora leggendo, forse ha funzionato.»
All'inizio del romanzo, il nostro antieroe è un uomo reso difficile da un passato difficile: rimasto orfano da bambino e cresciuto tra parenti irresponsabili e orfanotrofi, si ritrova solo al mondo e senza alcuna seria prospettiva di carriera; ed eccolo quindi iniziare la sua brillante ascesa nel mondo della pornografia, prima come attore e poi come produttore e sceneggiatore. La sua vita si fa sempre più sregolata, soprattutto a causa del consumo abituale di droghe, ma ecco sopraggiungere l'incidente che lo catapulterà in un letto d'ospedale, più morto che vivo. E, soprattutto, coperto di terribili ustioni.
Proprio in questo nuovo ambiente fa la sua comparsa Marianne Engel, scultrice di gargoyle e grotesque, convinta di aver già incontrato il protagonista nella loro vita passata, in particolare nella Germania del Trecento. Dopo un inizio per nulla promettente parte una serie di incontri tra i due che fanno pensare alla raccolta de Le mille e una notte, con un sultano deciso non ad uccidere la sua sposa bensì a togliersi la vita per non dover più patire a causa delle ustioni che gli ricoprono il corpo, mentre la curiosità ispirata dalle storie di Marianne riesce a ridargli il desiderio di vivere
«Volevo che continuasse a raccontare il nostro passato, ma s'interruppe.
Quando la implorai di dirmi se ci eravamo poi sposati, Marianne Engel rispose: -Devi aspettare per saperlo.»
A questa celebre raccolta di storie fantastiche si uniscono anche parecchi riferimenti alla fiaba de La bella e la bestia, perché come il principe il protagonista è costretto a cambiare la sua prospettiva di vita in seguito ad una drastica mutazione del suo aspetto esteriore. L'incidente lo poterà a migliorare se stesso specialmente nei rapporti con gli altri
«Volevo dimostrarle [a Marianne] che stavo crescendo come persona, come si dice nel gergo psicanalitico, perché doveva essere tenuta aggiornata sugli sviluppi.»
permettendogli di stringere per la prima volta delle amicizie sincere con quelli che diventeranno gli altri personaggi chiave del libro, tutti forniti del giusto spazio nella narrazione e di una storia di base interessante.
Devo ammettere di essermi avvicinata a questo libro pensando di trovare qualcosa di simile a “Le prime quindici vite di Harry August” di Claire North; non è poi stato così, eppure “Gargoyle” mi ha davvero conquistata. Sarà per l'umorismo macabro del protagonista,
«La gente che si taglia i polsi o non vuole morire davvero o è troppo stupida per farcela.»
sarà per la precisione dei riferimenti culturali, linguistici, storici e medici che provano la scrupolosa preparazione dell'autore, sarà perché il mio cuore insensibile ad ogni romance è stato toccato dalla poeticità di questa storia d'amore.
Questo romanzo non è però limitato dalla sua storia, perché va a toccare un gran numero di temi molto rilevanti ed attuali, come la fede religiosa e la dipendenza dalle sostanze stupefacenti, ben espressa dall'immagine del serpente affamato di morfina nella spina dorsale del protagonista
«La serpetroia nella spina dorsale non smetteva di muovere la coda tra le mie viscere e agitare la frase STO ARRIVANDO E TU NON PUOI FARCI NIENTE. Non mi dava nemmeno più fastidio.»
Ovviamente anche l'aspetto del nostro antieroe ci da la possibilità di riflettere e, soprattutto, di essere grati del corpo che ci è stato dato.
«Io ero bello alla nascita e da bello avevo vissuto per trentaquattro anni abbondanti, durante i quali non avevo mai concesso alla mia anima di provare un sentimento d'amore. [...] Che imprevisto contrappasso: soltanto dopo essere stata ustionata la mia pelle aveva cominciato a sentire.»
Menzione finale, ma doverosa, per la cura dell'edizione che riporta i molti cambi di font di quella originale ed anche alcuni messaggi nascosti che vi potrete divertire a scoprire durante la lettura.