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Voci nel deserto
Il deserto e la sua luce, un confine sottile e confuso tra la vita e la morte traccia giornate sempre uguali, soli in mezzo a voci che svaniscono nelle strade vuote e ricoperte di sabbia, un luogo immortale dove tutto converge e ciò che sopravvive ha imparato a conservarsi.
Qui, nello Utah, c’è una strada da percorrere, la 117, un po’ reale ed un po’ immaginaria, e un uomo di nome Ben Jones, con un camion ed un rimorchio, senza una famiglia, che vive in affitto in una bifamiliare cadente e trasporta merce per i locali.
Continuamente preoccupato dalle proprie finanze non ha mai commesso niente di illegale, segue pazienza e perseveranza, sommerso dal silenzio lungo quell’ interminabile rettilineo che non è ne’ il paradiso ne’ l’ inferno, un po’ l’uno ed un po’ l’ altro, accompagnato solamente dalla fede in se’ stesso.
La fine del manto stradale della 117 e’ una linea brusca, pulita e definitiva, senza barriere od avvertimenti di alcun tipo ed è la fine del suo mondo.
In questo angolo di terra i fatti sono funzionali e dipendono dal luogo cui appartengono, sembrano scorrere nell’ indifferenza, senza particolare importanza, in un’ alternanza di vita, morte, amore, dolore, scanditi dagli altipiani e da una conversazione centellinata come l’ acqua.
Ecco il Diner nel deserto, una donna misteriosa, la caccia ad un violoncello smarrito o rubato, un vecchio che ha perso la donna amata, un passato violento, identità stravolte, un intreccio di volti, cadaveri occultati, un’ indagine in atto, sparizioni, fughe, ritorni ed altre porzioni di storie.
Ma cosa lega, guida ed intreccia gli accadimenti, che cosa ci incolla ad una vicenda con risvolti romantico-sentimentali, famigliari, un intenso realismo descrittivo e forza relazionale che diviene un crime dai risvolti tragici per tornare alla propria immutabile essenza?
Questi luoghi ed il deserto continuano a vivere di luce propria, di ombre, di silenzio, ogni umana percezione non basta ne’ è il motore degli eventi, ma solo un ingranaggio.
Ed allora il flusso di fatti e parole potrebbe raccontarci tutta un’ altra storia, poco cambierebbe, il dolore immutato, indefinibile, svuotato del proprio significato e reso immortale da un’ essenza e da una vita che accettano i confini della propria umana finitezza .
..... un giorno l’ arco della Casa nel Deserto si arrugginirà e svanirà, insieme alla casa ed alle strade ed al bacino idrico che scintilla in lontananza. Ma i fantasmi saranno reali. Persone reali che un tempo ci hanno vissuto, anche solo per qualche giorno di sole. Un giorno, forse, li considererò una famiglia. Nel deserto abita la luce...
Primo capitolo della trilogia del deserto, “ Il diner nel deserto “ è un testo pulsante, un viaggio nell’ essenzialità di un luogo trasudante verità, nei dialoghi, nei paesaggi, nei contenuti, immerso in una ciclicità temporale che detta tempi e modi.
Gli esseri umani vivono nell’ ombra, defilati ed assenti, antieroi trasferitisi in un angolo di terra per essere dimenticati o per rifarsi una vita.
Ben Jones ne è la voce, il collante, e segue un percorso obbligato dalle stagioni tra spiriti solitari, in primis se’ stesso, voce dell’ ascolto e della libertà, nella luminosità inviolata del deserto dello Utah.
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