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Il successo è di chi rimanda gli scrupoli a domani
Un romanzo diventato famosissimo soprattutto grazie alla trasposizione cinematografica di Fleming nel 1939, premiata con 10 statuine agli Oscar e passata alla storia del cinema insieme ai volti di Clark Gable e Vivien Leigh, interpreti rispettivamente di Rhett Butler e di Rossella O’Hara.
Tale legame con la versione cinematografica è diventato col tempo una vera catena per un romanzo che, pur non essendo alta letteratura (prendo le distanze da questo termine), si presenta di ottimo livello: non a caso venne riconosciuto e consacrato con il Premio Pulizer nel 1937.
Margaret Mitchell, l’autrice, è scomparsa esattamente settant’anni fa, investita da un tassista ubriaco a soli quarantotto anni, lasciando ai posteri un unico romanzo, “Gone with the wind”. Chissà quanti altri avrebbe potuto ancora scrivere!
Incuriosita dalla fama della pellicola (che ammetto di aver visto una sola volta, da ragazza), invogliata da alcuni amici lettori, ho deciso di immergermi in questo volume di oltre mille pagine, che si sono fatte divorare in meno di dieci giorni.
La storia si svolge durante la sanguinosa guerra di secessione americana ed è ambientata tra la Georgia e l’Atlanta -luoghi cari all’autrice, le cui realtà erano da lei ben conosciute.
Siamo nel Sud delle piantagioni di cotone, distese immense di terra rossastra, resa produttiva da un sistema sociale ed economico ben saldo: i proprietari bianchi, con le loro immense case, ombreggiate da piante odorose di verbena, di magnolia, oppure da grosse querce ed alberi di pesco e la loro duplice famiglia, quella bianca, costituita dai propri figli e dai propri parenti coabitanti, e quella nera, al loro servizio. Gli schiavi neri rappresentano dunque a tutti gli effetti la famiglia del “padrone” bianco, perché vengono curati, nutriti, protetti in cambio di lavoro in casa oppure nelle piantagioni. Si badi che la distinzione tra negro (riporto i termini usati nella traduzione) domestico e quello contadino è talmente netta che gli stessi schiavi si sentono disonorati se viene chiesto loro di svolgere un lavoro diverso da quello per cui sono stati assunti.
La distinzione è netta anche tra i neri schiavi del Sud , che comunque da generazioni convivono e si sono adattati a questo sistema che in un certo senso verso di loro è paternalistico e quelli del Nord, convinti dai bianchi yankee a ribellarsi contro i proprietari terrieri meridionali. La tensione giungerà al culmine con la guerra civile secessionista che, come tutti ben sappiamo, porterà alla vittoria degli yankee del Nord e all’abolizione della schiavitù.
Il libro si apre con la descrizione fisica di Rossella O’ Hara - Scarlett O’Hara nel testo originale - una sedicenne non particolarmente bella, ma dotata di un fascino e di uno charme irresistibili che fanno dimenticare agli uomini “il mento aguzzo e la mascella quadrata”, tratti non proprio leggiadri del volto della nostra volitiva protagonista. Dalle prime pagine viene fuori un ritratto affatto positivo di questa fanciulla: vanesia all’inverosimile, egoista e viziata. Caratteri che porterà con sé, nonostante qualche maturazione, fino alla fine della storia narrata.
È un libro indimenticabile, va letto ed amato perché ha sicuramente una complessità, una ricchezza che, per la sua natura intrinseca, non si può interamente riprodurre sulla pellicola.
Storia di un amore non corrisposto che si rivela poi semplice infatuazione e immatura idealizzazione, legami con uomini non adatti a Rossella, completamente eclissati dal suo carattere forte ed autoritario. Vicende storiche sanguinose, passioni covate sotto la cenere, personaggi indimenticabili, a tutto tondo.
Vi assicuro che resterete incollati alle pagine, col fiato sospeso e col cuore in gola. Terminata una parte non riuscirete a resistere e vorrete conoscere anche le altre vicende indugiando oltre il tempo che la vostra vita reale concede. Pura emozione dalla prima all’ultima pagina. Descrizioni meravigliose del paesaggio della Georgia nei primi capitoli: Tara, la casa di Rossella, la sua terra rossastra, i profumi e le calde essenze in ogni stagione fanno da sfondo alla nostra conoscenza con la protagonista. Pennellate d’autore con colori vividi e decisi che ci appaiono come su un gigantesco quadro naturalistico. La guerra è sullo sfondo, ogni tanto si porta in primo piano, senza mai appesantire e rallentare la trama. Rossella si trova in un mondo completamente impazzito: rischia di morire di fame, di perdere Tara, la terra, ciò che più conta nella vita come le raccontava suo padre, un irlandese tenace.
“La terra è la sola cosa al mondo che valga qualche cosa (...) perché è la sola cosa al mondo che rimane e che, non dimenticarlo!, la sola cosa per cui vale la pena di lavorare, di lottare...di morire”. Sono le parole che Gerald O’Hara rivolge una sera, quando gli orrori della guerra erano ancora lontani, a sua figlia piangente perché l’uomo che ama sposerà un’altra. A questo proposito il padre le ricorda anche che “non importa sapere chi sposerai, purché sia uno che la pensa come te e sia bravo e orgoglioso uomo del Sud. Per una donna, l’amore viene dopo il matrimonio”.
Nel giro di pochi mesi la sua scala di valori riceve un terribile scossone. Si rende conto che gli insegnamenti della madre, forse l’unica persona che lei abbia mai amato, non funzionano più, sono inadatti ai nuovi tempi: con il fascino, con la buona educazione, con i balli, con la delicatezza e gli svenimenti femminili non si mangia. Serve il denaro.
Ed ecco la nostra protagonista assetata ed affamata di denaro e di ricchezza, quasi traumatizzata dall’esperienza della fame che, per scongiurare lo spauracchio della povertà e delle privazioni, comincia a scavalcare progressivamente tutti gli scrupoli e le norme della buona creanza, il cui “clou” lascio a voi scoprire. E se ogni tanto qualche scrupolo, qualche preoccupazione offusca i suoi piani, lei ha un mantra pronto all’uso che ha imparato ad usare molto presto, ben prima della guerra : “Non voglio pensarci oggi, ci penserò domani”.
Tra l’altro anche Rhett Butler, l’unico forte personaggio maschile di tutto il romanzo, che forse neppure tanto segretamente le muore dietro, le dice un giorno, parlando di quanto poco contassero le chiacchiere e le malignità della persone sul proprio conto:
“Finché uno non ha perso la reputazione non capisce che era un peso enorme e che la libertà è meravigliosa”.
Diciamolo subito: non è semplice provare simpatia per Rossella O’Hara. I momenti di antipatia si alternano velocemente a quelli ammirazione e di tenerezza, a volte, vista l’ingenuità riguardo a certe situazioni (esempio l’amore sensuale).
Come si può apprezzare una persona che vuole essere sempre al centro dell’attenzione maschile, sentirsi la più bella, la più affascinante, la più corteggiata? Possiamo giustificare questo egoismo considerando la sua giovane età, ma il punto è che tale predisposizione a pensare solo a se stessi non si smorza, anzi credo che si acuisca attraverso le vicissitudini della guerra, dell’esperienza della fame, attraverso tre matrimoni mai fatti per amore (il primo per pura ripicca, gli altri due solo per denaro), attraverso gravidanze indesiderate che hanno mostrato una donna priva del minimo istinto materno, che considera i figli un fardello da dimenticare delegandone ad altri le cure parentali. Rossella diventerà una moderna imprenditrice, capace di procacciarsi clienti, tenere la contabilità, assumere aiutanti anche di dubbia reputazione, vendere merci a prezzi superiori al loro valore...sarà una donna che offrirà tante occasioni di pettegolezzi ad Atlanta, dove andrà poi ad abitare per lungo tempo, inviando però nel frattempo denaro ai suoi familiari rimasti a Tara.
La storia di Rossella O’ Hara è quella della guerra vissuta dai meridionali che da un momento all’altro hanno visto crollare i valori in cui credevano per generazioni e generazioni e proprio questo attaccamento cieco ad un sistema ormai sepolto ha impedito a molte famiglie di rimettersi in piedi. Soltanto i lungimiranti, i furbi perfettamente incarnati da Rossella e da Rhett, sono stati in grado di risollevarsi dalle macerie di un mondo distrutto, senza guardarsi mai indietro. Il successo arride a chi non ha scrupoli, a chi sa quali amicizie è meglio tenersi strette, a chi sa “annusare” la direzione del vento prima degli altri.
La lezione di vita imparata da Rossella verrà magistralmente e poeticamente pronunciata da nonna Fontaine, amica di famiglia, il giorno dei funerali del padre di lei: “ Noi siamo come il grano saraceno che ondeggia, e quando il vento è passato si rialza dritto e forte come prima. Quando vengono le disgrazie, noi ci pieghiamo dinanzi all’inevitabile e sopportiamo sorridendo. E quando siamo nuovamente forti, diamo un calcio alle persone dinanzi alle quali ci siamo piegati. Questo è il segreto per sopravvivere”.
I personaggi affascinanti sono tanti, ma sicuramente più di tutti spiccano Melania Hamilton Wilkes e Rhett Butler. La prima, superata la prima impressione di fanciulla delicata, “scialba ed insignificante”, che vede del buono anche nei rinnegati e nei delinquenti, soprattutto in Rossella che la odia e la disprezza senza darsi pena di nasconderlo, mostrerà poi non soltanto le virtù della vera gentildonna dei vecchi tempi, ma anche una forza, un coraggio, una determinazione che vi sorprenderanno. E Rhett? È l’uomo che ogni donna vorrebbe incontrare: un po’ principe forte e coraggioso, un po’ pirata, dedito a traffici illeciti e misteriosi, per niente impacciato con le donne.
Alt!
Forse nel film viene caricato il lato “rosa” della storia, ma nel romanzo non ho trovato assolutamente niente di sentimentale e di sdolcinato. Rhett è un vero mascalzone, spesso duro con Rossella, l’unico capace di capire veramente i pensieri di lei e di non scandalizzarsi del suo carattere egocentrico ed egoista. L’unico con cui Rossella riesce a confidare le proprie pene ed i propri inganni. Sboccerà l’amore disinteressato e maturo? Chissà...
La scrittura della Mitchell è magistrale e fluida e permette una lettura veloce, di puro intrattenimento, per tutte le mille e cento pagine del romanzo. Il primo vero romanzo americano.
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Commenti
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Ciao
Tu che hai già letto Mann, afferrerai il perché di questo confronto. Vale la pena intraprendere questa lettura. La mia fortuna è stata il digiuno quasi totale del film!
Grazie!
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