Dettagli Recensione
Una storia di uguaglianza, umanità e non discrimin
«Fino al giorno in cui mi minacciarono di non lasciarmi più leggere, non seppi di amare la lettura: si ama, forse, il proprio respiro?»
Quando le vicende hanno inizio Jean Louise Bullfinch, detta Scout, non è altro che una bambina di sei anni (nove a conclusione del componimento) con un fratello maggiore, Jem, di circa quattro anni più grande, un corteggiatore di nome Dill e un padre, Atticus, vedovo, avvocato per professione, uomo di grande umanità, correttezza e morale che per quanto sia impegnato con il lavoro trova sempre il tempo da dedicare ai suoi figli. La vita scorre con la quiete della campagna, siamo a Maycomb negli anni Trenta, la grande depressione ha piegato gli Stati Uniti e il principale divertimento dei bambini è quello di scrutare oltre quella siepe, luogo dove è sita una casa abitata da un uomo di cui non conoscono le sembianze. Sanno chiamarsi Arthur Reynolds, detto Boo, conoscono a grandi linee la sua storia, il resto lo hanno inventato con la loro immaginazione così da rendere quell’abitazione un luogo misterioso e tutto da scoprire, un luogo dove i segreti più reconditi giacciono tra le paure più terrificanti. Ma il tempo passa, è ora di andare a scuola, è ora di crescere tanto per i bambini quanto per gli adulti. E come ben sa Atticus, prima o poi nella vita di ogni avvocato quel caso ostico e capace di coinvolgere la sfera personale oltre a quella legale arriva. Tra tutti quest’ultimo è stato nominato difensore di Tom Robinson, venticinquenne accusato di uno dei crimini più nefasti e soprattutto uomo di colore. Atticus farà l’impossibile per difenderlo al meglio e per proteggere la sua famiglia fornendola e munendola degli strumenti culturali necessari ad affrontare l’imminente “buio” ma quel che ha di fronte è un ostacolo ben più grande di lui e che lo porterà a mettere in discussione tutto quel in cui ha sempre creduto.
«Perché non sono né carne né pesce. La gente di colore non li vuole perché sono mezzi bianchi; i bianchi non li vogliono perché sono quasi negri, e così loro stanno in mezzo e non sanno con chi andare.»
Tante sono le tematiche trattate da Harper Lee in questo libro denso di significato e narrato dalla voce della piccola Scout (una curiosità forse già nota: nella prima versione dell’opera - e mai approvata dall’editore - la narratrice indossava i panni di una donna adulta di circa 26 anni. L’editore fece presente all’autrice che il componimento avrebbe avuto una maggiore forza con la protagonista bambina e da qui è nata l’opera di cui al commento e a cui è seguito “Va, metti una sentinella” edito nel 2015 e consistente proprio in quella stesura al tempo non pubblicata). Problematiche che vanno dal pregiudizio all’ipocrisia, passando per le meschinità di una società cruda e chiusa in schemi precostituiti e anche fortemente discriminatoria nei confronti delle persone considerate quali diverse. A far da cornice alle vicende personaggi solidi e così ben delineati da risultare sinceramente veritieri e tangibili con mano. Personalmente ho sinceramente amato Atticus, la sua forza d’animo, la sua purezza d’animo e tutti gli insegnamenti di cui ha reso destinatari i suoi figli. Ciascuno è inoltre espressione del tempo e degli usi e costumi che caratterizzavano la società rurale che a breve sarebbe stata sconvolta altresì dall’avvento della Seconda Guerra Mondiale. Quest’ultimo grave conflitto rende ancora più evidente il profondo clima di razzismo e di contraddizione della collettività in particolare, sono rimasta colpita dal passo in cui la stessa maestra che condanna Hitler per la sua persecuzione, condanna Tom Robinson per il crimine di cui è accusato ma per il quale non è stato ancora condannato.
Il fatto inoltre che le vicende siano narrate con gli occhi di una bambina permette di osservare le circostanze da una prospettiva diversa, ulteriore e soprattutto a trecentosessanta gradi. Il risultato è quello di un mondo ottuso in cui l’ignoranza, il male, la paura, il preconcetto, il timore di colui che non riconosciamo come nostro pari o a cui attribuiamo il ruolo di nostro nemico e/o autore dei nostri insuccessi è descritto con perfetta maestria. Un “buio”, questo, che devasta, che chiude, che può trascinare l’uomo nell’oscurità più profonda.
“Il buio oltre la siepe” è un romanzo di grande attualità, dai contenuti inestimabili e di grande insegnamento. È uno di quei libri del passato che oggi come oggi a maggior ragione tutti dovrebbero leggere e rileggerne per cogliere e ricordare di quegli insegnamenti del vivere e del vivere collettivo e solidale che sembrano essere stati, troppo spesso, dimenticati. Perché talvolta guardare la realtà percepita con quel pizzico di innocenza di un bambino rende liberi dalle catene mentali e da quelle preclusioni e da quei timori dell’ineguale e rendono possibile immaginare e sperare di poter costruire un mondo e un futuro migliore.
«Atticus si era servito di tutti i mezzi a disposizione degli uomini liberi per salvare Tom Robinson, ma nei tribunali segreti dei cuori degli uomini non aveva alcuna probabilità di vincere. Tom era morto nell’attimo stesso in cui Mayella Ewell aveva aperto bocca e urlato.»
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Commenti
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Un caro saluto
Chiara