Dettagli Recensione
Il sussurro, un po' criptico, del mondo
Premetto che è il primo libro di Powers che leggo e che, da naturalista ed ecologista appassionata, ho nutrito fino all’ultimo la speranza che il romanzo potesse convincermi dell’efficacia del messaggio che l’autore credo voglia trasmettere e che condivido.
Gli otto racconti iniziali, apparentemente disgiunti tra loro se non per il filo conduttore che li accomuna, ovvero la presenza di alberi che segnano la vita dei nove personaggi, non sempre sono convincenti e nemmeno memorabili. I successivi capitoli proseguono con il titolo preso da alcune delle parti anatomiche dell’albero, ma senza un preciso motivo, o almeno io non l’ho colto. Qui Powers continua a saltare da un personaggio all’altro senza seguire una logica esplicita, imponendo ogni volta un considerevole sforzo nel ricostruire a che punto del romanzo ci troviamo.
Lo stile della scrittura che riflette il genere letterario di Powers, definito forse non a caso “realismo isterico” si manifesta soprattutto in questa seconda parte dove si fatica spesso a distinguere il reale dall’astratto con un conseguente ulteriore sforzo necessario per seguire la trama già piuttosto intricata.
La scrittura è tuttavia spesso arricchita da interessanti spunti scientifici che lasciano intuire la conoscenza e l’amore di Powers per la natura e per la sua tutela. Non mancano momenti molto poetici e commoventi, citazioni colte e forbite e cenni ad eventi salienti della storia, come pure spunti di riflessione interessanti sul tema, tanto attuale quanto difficile da affrontare, della responsabilità dell’uomo nei confronti del cambiamento climatico e delle implicazioni etiche e sociali che esso comporta. Ed è proprio qui che Powers non mi ha convinto, non essendo in grado, a mio parere, di prendere una posizione chiara e decisa nei confronti della bontà e dell'urgenza dell’impegno ambientalista contemporaneo.