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La vita è un male incurabile
Thomas Larch, detto Gabbalamorte, ha sempre vissuto la vita con un senso di disagio. Dalla sua infanzia come inglese in India, alla sua adolescenza come Paki bianco in Inghilterra, dalla sua giovinezza come soldato in giro per il mondo tra truci scenari di guerra, fino ad un'età adulta in cui cerca finalmente di dare un reale senso alla sua esistenza, il nostro protagonista dimostra sempre un senso di insofferenza, rabbia, disagio. La vita per lui sembra essere tanto poco preziosa da portarlo a sfiorare ripetutamente la morte, facendogli guadagnare il singolare soprannome. Eppure Thomas è sempre lì, attaccato al mondo da un istinto di sopravvivenza più forte dei suoi fantasmi, dei suoi malesseri, del suo scarso adattamento alla società. Quasi cercasse la morte per sfuggire alla vita e paradossalmente trovasse la vita sfuggendo alla morte. Un viaggio da Nuova Delhi a Londra e ritorno alla scoperta di sé, delle proprie paure, dei propri limiti. Un tentativo di dare un senso alla propria esistenza, di cercare un posto nel mondo che gli procuri la tanto agognata pace interiore. Thomas ama e viene amato, tradisce e viene tradito, abbandona e viene abbandonato, in un susseguirsi di rocambolesche peripezie che però spesso appaiono forzate, come se l'autore, a corto di argomenti, cercasse di creare interesse attraverso l'azione, senza tuttavia riuscire pienamente nell'intento. Sia chiaro, gli argomenti per un buon libro ci sono. La storia, la politica, l'amore, l'amicizia, l'avventura, un pizzico di ironia e di suspance, il tutto amalgamato da una scrittura lineare, scorrevole, equilibrata. Manca però l'empatia a cui Guenassia ci ha abituati nelle sue opere precedenti, si sente l'assenza di un vero filo conduttore della storia, non è ben chiaro cosa voglia il protagonista e dove cerchi di andare a parare l'autore. Un libro gradevole che tuttavia si dimentica presto, una trama talmente infarcita di colpi di scena da apparire troppo spesso artefatta, una lettura che sembra aver la pretesa di essere profonda ma finisce per avere la piacevole leggerezza che si cerca nei libri da portare sotto l'ombrellone. "Ero così felice di averla ritrovata… Era come se mia madre mi facesse un cenno e mi perdonasse. Mi sembra di risentire le sue parole, due o tre mesi prima della sua scomparsa, quando mi diceva, guardando cadere la pioggia: «Sai, figliolo, bisogna pensare soltanto al presente, sempre. Tutto il resto è privo d’interesse. L’avvenire ci è precluso; per noi, esseri umani, esiste soltanto il presente. Non scordare mai che la vita è un male incurabile, Tommy»".
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