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LA FATICA DI DIVENTARE ADULTI
“L’infanzia, dice la Children’s Encyclopaedia, è un periodo di gioia innocente, da trascorrere nei prati tra ranuncoli e coniglietti oppure accanto al focolare immersi in un libro di fiabe. Questa visione dell’infanzia gli è completamente estranea. Tutto ciò che fa a Worcester, a casa o a scuola, lo porta a credere che l’infanzia non sia nient’altro che un periodo in cui bisogna stringere i denti e resistere.”
“Infanzia” è un romanzo autobiografico, che racconta alcuni anni della vita dell’autore bambino, nella complessa società sudafricana degli anni ’50, fino alla soglia dell’adolescenza (ad esso sono poi seguiti altri due volumi di memorie, “Gioventù” e “Tempo d’estate”). Non è però, a rigor di logica, un classico romanzo di formazione, capace in qualche modo di spiegare i motivi reconditi che hanno portato il protagonista a scegliere da grande la professione dello scrittore (anche se le ultime parole - “Come farà a tenere tutto in testa, tutti i libri, tutte le persone, tutte le storie? E se non si cura lui di ricordare, chi lo farà?” – sembrano accennare proprio a questo). E’ piuttosto un resoconto fedele, crudo, impietoso di un periodo della vita che solo con leggerezza si usa definire “felice”. L’infanzia che leggiamo in queste pagine è piena di vergogna, di sensi di colpa, di segreti inconfessabili, di egoismo, di ingratitudine, di crudeltà repressa. Coetzee ha preso il coraggio a piene mani e ha dipinto il ritratto in chiaroscuro di un essere incompleto, imperfetto, che più volte definisce “guasto” o “anormale”, e che tanto poco somiglia al se stesso adulto che poi è diventato, in tal modo rivelando di quale materia strana, ambigua, oscura è formata ogni persona, quali stretti e difficili passaggi e prove psicologiche – il più delle volte rimosse e dimenticate con gli anni – deve percorrere un uomo prima di diventare tale. Nonostante la terza persona con cui è scritto, che rende la narrazione fredda e per nulla empatica, la sincerità del romanzo è spiazzante (soprattutto nelle pagine in cui è descritto il morboso rapporto di amore-odio con la madre adorante e iperprotettiva), in qualche caso disturbante, perché è in grado di fare a pezzi i ricordi autoconsolatori e idealizzanti con cui normalmente si ammantano i lontani anni del proprio passato, ma proprio per questo è tanto più preziosa, perché permette, al termine dell’esperienza di lettura, una immedesimazione che solo i grandi libri riescono a dare.
Indicazioni utili
"Le ceneri di Angela" di Frank McCourt