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Cent'anni di rettitidine
Questo è per me il terzo romanzo di questo autore francese che apprezzo sempre più. Sono convinto come molti che il suo lavoro più riuscito rimanga per ora “Il club degli incorreggibili ottimisti", ma non sono rimasto deluso dalle letture successive.
Guenassia è un profondo conoscitore della storia europea del ventesimo secolo e sa tessere le trame dei suoi romanzi con padronanza e stile.
La vita centenaria di Joseph Kaplan, un ebreo cecoslovacco nato a Praga nel 1910, è narrata con ricchezza di particolari storici. Gli amori, la guerra, il suo lavoro che lo porterà a esercitare la professione medica ad Algeri, fino al giorno del suo rientro in patria, sono strumento di analisi di un periodo in cui le popolazioni europee hanno scritto la storia inseguendo i loro ideali, giusti o sbagliati che fossero.
Mentre nel suo romanzo d'esordio si descrive la vita di coloro che, fuggiti dal regime comunista, vivono le loro esistenze nostalgiche riunendosi in un bar di Parigi, in questo racconto si affronta il paradosso di una speranza infranta, quella di coloro che sono rimasti al di là della cortina alla fine della seconda guerra mondiale. Un popolo ingannato che aveva creduto ciecamente nel progressismo.
Il divenire degli eventi mostra ampie pagine di storia. Non manca un omaggio ad Albert Camus, inserito nel periodo nord africano della vita di Kaplan, mentre ci si domanda chi sia l’Ernesto G. citato nel titolo. La risposta la si avrà nella parte finale del romanzo e sarà sorprendente. Non avrebbe senso un'anticipazione in queste righe. A me è piaciuto approcciare il libro evitando rivelazioni che avrebbero condizionato la mia lettura.