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La donna giusta
 
La donna giusta 2019-07-27 17:50:48 Chiara77
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
Chiara77 Opinione inserita da Chiara77    27 Luglio, 2019
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L'amore è sempre letale

“La donna giusta” di Sandor Márai narra, attraverso quattro punti di vista, veri e propri monologhi travestiti da dialoghi, un triangolo amoroso sullo sfondo di una Budapest a cavallo tra gli anni precedenti e successivi alla seconda guerra mondiale: quello che aveva coinvolto un ricco borghese, sua moglie e la donna di cui l'uomo si era perdutamente innamorato prima di sposarsi, un amore impossibile che non rimane impossibile per sempre.

Dopo aver letto “Le braci”, che considero un vero e proprio capolavoro, devo ammettere che quest'altra opera del famoso scrittore ungherese non mi ha convinta completamente.
Il testo è composto da quattro parti: originariamente Márai, nel 1941, aveva dato alle stampe il libro con solamente le prime due parti, quelle che raccontavano il punto di vista della prima moglie e del ricco borghese. Nel 1949 lo scrittore aggiunse il terzo monologo e nel 1980 fece pubblicare il libro con l'aggiunta di questo terzo punto di vista rielaborato e dell'epilogo.
Ebbene, sinceramente, ho sentito queste ultime due parti come vere e proprie “aggiunte”, giustapposizioni fin troppo artificiose ad un romanzo che nella prima parte, invece, mi era piaciuto molto. É evidente che la Vita e la Storia si sono messe in mezzo e Márai ha ritenuto opportuno aggiungere pagine e pagine (troppe, secondo il mio modesto parere) per ampliare la narrazione con elementi di critica al regime ungherese di quel periodo storico e riferimenti alla sua situazione biografica. Non discuto il valore intrinseco di queste aggiunte e posso senz'altro capire le motivazioni dell'autore ma quello che mi chiedo è: non poteva elaborare e sviluppare queste idee in un altro romanzo? Ho trovato le ultime due parti veramente lunghe, prolisse e un pochino pesanti.

Detto ciò, “La donna giusta” rimane una lettura interessante e che fornisce ottimi spunti di pensieri da rielaborare. Vengono trattati i temi cari all'autore: la passione amorosa, il tradimento, l'amicizia, con l'aggiunta di una riflessione più approfondita su classi sociali e cultura.
Esiste davvero la persona giusta? É possibile sentirsi appagati e pienamente soddisfatti dalla propria condizione familiare e sociale, se pure queste sono delle ottime condizioni? No, sembra rispondere l'autore attraverso il punto di vista di uno dei suoi personaggi.

«E improvvisamente ho capito che non c'è nessuna persona giusta. Non esiste né in terra né in cielo né da nessun'altra parte, puoi starne certa. Esistono soltanto le persone, e in ognuna c'è un pizzico di quella giusta, ma in nessuna c'è tutto quello che ci aspettiamo e speriamo. Nessuna racchiude in sé tutto questo, e non esiste quella certa figura, l'unica, la meravigliosa, la sola che potrà darci la felicità. Esistono soltanto delle persone, e in ognuna ci sono scorie e raggi di luce [...]»

Esiste soprattutto, direi, l'insoddisfazione. Un male di cui sembrano soffrire tutti i personaggi di questo romanzo: la prima moglie perché sente di non essere amata veramente, il ricco borghese perché si sente intrappolato nella sua vita che somiglia ad una prigione dorata, l'altra donna, perché non arriva mai a comprendere né ad amare il marito e tende a cercare (anche lei) sempre altro. Insofferenza, noia, frustrazione, si stendono come una coperta sopra la vera natura dell'uomo, sui suoi istinti primordiali che, se seguiti fino in fondo, non possono che portare comunque all'infelicità. La passione non può che essere sofferenza, eppure l'uomo non si può sottrarre alla sua forza devastante.

«E ora sto per dirti una cosa, nel caso non la sapessi già: l'amore, quello vero, è sempre letale. Mi spiego meglio: il suo scopo non è la felicità, l'idillio fino a che morte non ci separi, le romantiche passeggiate mano nella mano, sotto i tigli in fiore, attraverso i quali si intravede la fioca luce del lampione che illumina il portico, finché appare la casa che ti accoglie avvolgendoti con i suoi freschi effluvi... Questa è la vita, non è l'amore. L'amore è una fiamma più sinistra, più tragica. Un giorno si accende il desiderio di conoscere questa passione devastante. Sai, quando ormai non si vuole più nulla per sé, quando non si cerca l'amore per essere più sani, più tranquilli, più appagati, ma si vuole soltanto per essere, in modo totale, anche a costo di perire. »

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Commenti

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Chiara, anch'io ho preferito "Le braci" (come anche "La sorella").
Però questo libro stratificato, perché scritto in tempi diversi, è notevole. Bellissime le prime due parti, poi cala un po' . Assai curiosi gli aforismi della III parte, pronunciati con ingenuità dalla protagonista, ma con una loro profondità che fa riflettere.
Ha già detto tutto Emilio, a me è rimasta nella mente la descrizione di Buda e Pest straziate.
Emilio, Laura, grazie per i vostri commenti. In effetti non si può parlare di un brutto romanzo, è sicuramente un'opera che merita di essere letta. Marai ha questa dote di inserire quasi in ogni pagina delle riflessioni che ti toccano nel profondo e ti rimangono in testa. "La sorella " non l'ho ancora letto, già messo in lista però.
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