Dettagli Recensione
Tenebra e Luce
---Avviso: Contiene SPOILER---
Cosa potrei mai dire su questo libro e nello stesso tempo non rischiare di cadere nella banalità, nel "già detto"? Probabilmente nulla, se si trattasse di una prima lettura. Ma si tratta di una rilettura, gustata fin nei piccoli particolari e piena di novità per me. E' stato come riguardare un bel quadro: inizialmente ci si concentra avidamente su di esso cercando di comprendere e vedere tutti i dettagli ma immancabilmente ci restano impressi gli elementi principali. Prendiamo come esempio "Veduta di Delft" di Veermer, ad un primo sguardo di rado ci si sofferma sulle persone vicine alla barca oppure sulle due signore che passeggiano sulla riva, seppur in primo piano! e ancor di rado su "quel lembo di muro giallo" per citare Proust. C'è la potenza del panorama, le nubi protagoniste che creano ombre e punti luminosi, c'è il fiume, ci sono gli edifici che si riflettono nel fiume, ma nessuno nota i particolari ad una prima occhiata. Poi lo si osserva con calma e si ammira l'insieme. Analoga è stata la mia esperienza con Delitto e Castigo e la presente non vuol essere una "recensione" ma qualche pensiero che prima non avevo fatto.
Ho trovato molte idee comuni con le altre sue opere che poi ha sviluppato più ampiamente e ho rivalutato un personaggio: Svidrigailov. Inizialmente mi sembrava un personaggio di contorno e mi destava solo avversione, ora non più! E' il demone del romanzo, l'affascinante ruba cuori impassibile a tutto, che non ha paura, è colto ed elegante e nonostante i suoi modi falsi usati per intrappolare le sue innocenti vittime, si dimostra nel libro di una disarmante sincerità e su di me ha avuto un certo fascino nella seconda lettura soprattutto nel confronto con Dunia quando affronta la sua arma da fuoco. Certo il comportamento è da condannare, ma la sua passione traspare da ogni parola, non fosse stata così bigotta e pura, Dunia probabilmente avrebbe finito per innamorarsi di lui. Svidrigailov è molto simile a Stravogin di "I Demoni", non trovate? E nonostante tutto il male fatto, tra l'altro inconsciamente solo per puro divertimento o indifferenza, riesce a essere un personaggio affascinante, il "bello dannato" che piace! E' l'"uomo tiepido", presente appunto in I Demoni nella persona di Stravolgin, e hanno la stessa sorte: la morte tramite suicidio. L'uomo tiepido non è ben voluto da Dio, è "il male puro" al quale si preferisce persino il freddo, cioè il cattivo motivato da un'idea, da una convinzione e non dall'indifferenza: "Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca." (cit.Apocalisse) Quindi per me Svidrigailov e l'uomo tiepido e va incontro alla perdizione, Raskolnikov è l'uomo freddo che fa un crimine ma dettato di una forte convinzione e quindi infine si salva, Dio lo salva attraverso l'amore di Sonia. Rimanendo ancora a Svidrigailov, ho trovato le Lolite di Nabokov: la giovane fidanzata sedicenne di Svidrigailov, che "sta seduta sulle sue ginocchia" manda sguardi non proprio innocenti per non parlare della bimba si cinque anni che lui sogna e che si atteggia da donna di strada.
Passo a Raskolnikov, secondo me, se non avesse incontrato Sonia nel suo cammino e non gli avesse detto di "assaggiare la mela della conoscenza del bene e del male" cioè di costituirsi, probabilmente alla fine avrebbe evitato Siberia e tutto il resto. Infatti dopo la confessione lui si pente di averlo fatto. L'unico suo rimpianto è quello di essere stato debole di spirito e di non riuscire a concludere il piano. Ad un certo punto dice di non avere ucciso una persona ma un principio, cioè con la sua incapacità di tacere ha ucciso il suo principio secondo il quale alcune persone sono autorizzate (dalla propria coscienza e da una legge non terrena) a uccidere per fare grandi cose, per cambiare in meglio il mondo. Credo che solo l'amore per Sonia gli da la forza di accettare questo percorso di cambiamento, di cambiare dal "freddo" al "caldo". L'ho trovato simile a Dimitrj Karamazov, altro noto personaggio dostoevskijano: entrambi pagano e accettano un crimine non commesso (non commesso per Raskolnikov in senso figurato perché lui non lo reputa un crimine, non ha il minimo dispiacere per averlo fatto e lo rifarebbe se potesse tornare indietro) ma questa pena rappresenta per loro un percorso di rinascita e cambiamento di vita, rappresenta il passaggio dalle tenebre alla luce ed entrambi lo accettano con serenità.
Ho trovato un Dostoevskij visionario, e non solo nel sogno finale di Raskolnikov che assomiglia molto alle due guerre mondiali che sono succedute ma anche nei due sogni che fa prima della confessione: preannunciano il futuro. Ho amato le descrizioni di San Pietroburgo e delle abitudini cittadine e che dire della parte gialla del libro: psicologia che lascia a bocca aperta.
Credo di continuare con "Memorie della casa dei morti" sempre Dostoevskij, magari troverò Raskolnikov tra i detenuti in Siberia, o quanto meno me lo farà sentire più vicino.
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