Dettagli Recensione
Non mi ha convinta
Questa è la quarta opera che leggo di Marai ed è anche quella che mi è piaciuta meno e mi ha persino annoiata. Sandor Marai è tra i miei autori preferiti, la sua scrittura impeccabile e la sua profonda analisi psicologica dei personaggi sono ingredienti immancabili della sua scrittura. Perché non mi è piaciuto L'eredità di Estzer? Innanzitutto perché ci ho visto una fotocopia di Le Braci, libro che amo, infatti è stato scritto subito dopo. La struttura è la stessa: un personaggio tradito, isolato dal mondo, in sola compagnia della cameriera anziana con la quale ormai si ha un rapporto quasi materno, viene a conoscenza della visita imminente di colui che lo ha tradito dopo moltissimi anni di attesa. Questo incontro è previsto e atteso in entrambi i casi per chiudere il cerchio e chiarire e chiudere con il passato. Ci sono presenti i temi dell'amicizia, dell'amore e del tradimento, e tutta la narrazione crea un crescendo di tensione che esploderà nel colloquio finale tra il "tradito" e il "traditore". In entrambe le opere l'autore scambia questi giudizi tra i due personaggi, guardandoli da più prospettive, il tradito può essere stato anche lui un traditore e viceversa. Infine, il finale, a libera interpretazione e come solo Marai sa fare è descritto in poche frasi, nell'ultima pagina del testo.
E' venuto meno l'effetto sorpresa e quindi mentre leggevo anticipavo le mosse di Marai, il che non va bene. Non è riuscito nemmeno a conquistarmi con l'intensità del libro, che ho trovato debole rispetto al fortunato Le Braci, dove non riuscivo a staccare gli occhi dalle pagine. Stessa cosa per la definizione e analisi dei personaggi, qui mi risultano un po' scialbi e non so se ne conserverò il ricordo. Sicuramente donne come Estzer e uomini come Lajos esistono anche nella realtà, magari non così estremi, e qui mi riferisco a Estzer che pur non essendo stupida, pur avendo intorno a lei persone che la consigliano bene e nonostante abbia ricevuto innumerevoli prove della disonestà di Lajos, cadde nella sua ultima trappola. Ma credo sia caduta consapevolmente e non da "ingannata" ma appositamente per guarire sé stessa dal passato. Lajos il "traditore" si scopre che in fin dei conti non era così malvagio e le sue intenzioni erano spesso buone, era altruista e non faceva nulla in modo premeditato per recare danno a qualcuno. Come in Le Braci, anche qui viene messo in discussione il tradimento: non sempre è come sembra e non sempre è da punire, talvolta può addirittura essere lecito, l'autore crea un limite incerto,confuso tra ciò che è permesso fare e ciò che non lo è.
So di essere una voce fuori dal coro, è un libro lodato da tutti, ma per me resta un'opera minore di Marai. Riesce a fare molto di più.
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Commenti
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@ Emilio Sono curiosa della tua opinione, quando lo leggerai. So che ti piace molto questo autore.
@Marianna La lettura la consiglio soprattutto a chi conosce già Marai, per iniziare ci sono altri molto più belli.
@Chiara Ottima scelta "La sorella", degno seguito di Le braci.
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