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Un'opera completa
Classico contemporaneo del quale è già stato detto tutto, una lacuna colmata con troppi anni di ritardo ahimè (e ringrazio chi ha contribuito a farmelo leggere). Uno di quei libri da "leggere assolutamente almeno una volta nella vita". Un saggio-romanzo (oppure il contrario forse?) che sonda la profondità dell’animo umano attraverso continui approfondimenti filosofici, ma che allo stesso tempo spazia anche su tanti altri temi come la politica (la denuncia dell'occupazione sovietica nel 1968, durante la Primavera di Praga), religione, amore.
“Che cosa dobbiamo scegliere la leggerezza o la pesantezza?” E’ quello che si chiede Kundera fin dalle prime pagine, l’eterno dilemma, e questa dicotomia attraversa le pagine di quest'opera che ci fa capire quanto l’uomo ambisca ad una vita piena, realizzata, emozionante, anche se in concreto tali aspirazioni possono configurarsi in tutta la loro "pesantezza" e gravità. Sull’altro piatto della bilancia abbiamo invece il concetto di "leggerezza" che può anche diventare insostenibile, indesiderabile (come nel caso di Sabina, una delle co-protagoniste dell’opera). La stessa vita tra l’altro può definirsi leggera ed effimera, un’opportunità che svanisce velocemente (“la storia è leggera al pari delle singole vite umane, insostenibilmente leggera, leggera come una piuma, come la polvere che turbina nell’aria, come qualcosa che domani non ci sarà più”). Per Kundera infatti “Il tempo umano non ruota in cerchio ma avanza veloce in linea retta. E’ per questo che l’uomo non può essere felice, perché la felicità è desiderio di ripetizione”. L'uomo è perenemmente alla ricerca di quegli elementi di rottura in grado di rendere la sua vita unica e indimenticabile, ma come riuscire a cogliere le sollecitazioni della vita? Come distinguere il banale da ciò che non lo è ? Per Kundera la spiegazione sta in qualche modo nella casualità perchè "Soltanto il caso può apparirci come un messaggio. Ciò che avviene per necessità, ciò che è atteso, che si ripete ogni giorno, tutto ciò è muto".
Un libro che allo stesso tempo credo possa definirsi un'opera enciclopedica per la portata di concetti che contiene. Al di sopra di tutto e di tutti Kundera ci appare come il narratore onniscente che racconta la vita attraverso i suoi personaggi, ed allo stesso tempo svela il legame personale con la sua opera in quanto "I personaggi del mio romanzo sono le mie proprie possibilità che non si sono realizzate. Per questo voglio bene a tutti allo stesso modo e tutti allo stesso modo mi spaventano: ciascuno di essi ha superato un confine che io ho solo aggirato".
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