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Lille, Marcus & Pierrot
Quando Pierrot, giovane ambulante che vende ortaggi nei mercati della zona, apprende della sua morte, della morte di colei che ha sempre e unicamente amato e le cui sorti sono state inesorabilmente dettate e segnate da una dipendenza a cui non è riuscita a sottrarsi, è già troppo tardi. Il bambino è rimasto solo, un segreto è rimasto inconfessato tra le pagine di una lettera di cui è il destinatario e tra tutti, proprio a lui è chiesto di prendersene cura. Quella di Hélène è una richiesta che cela dietro le apparenze tanti silenzi, tante parole mai proferite, tante paure, tante sconfitte. Seppur titubante, il giovane uomo decide di prenderlo con sé e sin dal primo sguardo si instaura tra i due un particolarissimo rapporto perché entrambi dovranno abituarsi ad un qualcosa di nuovo e sconosciuto: l’adulto a vivere con un’altra persona, a sperare in un’esistenza non più solitaria, al dedicarsi ad altri, il ragazzo di otto anni a conoscerlo quel mondo che lo circonda perché sino a quel momento egli ne ha sempre individuati i confini in una casa occupata con tossici e degrado, in vinili utilizzati non tanto per ascoltar la musica quanto per spianare la droga, in giornate sregolate e senza orari e non ha quindi idea di cosa sia il resto. Dalla scuola, alle cozze, per giungere alle patatine fritte e alla coca-cola, al mercato e a quant’altro. Tuttavia, i suoi occhi sono curiosi, la sua mente è bramosa di apprendere e intelligente, il suo istinto sveglio, il suo sguardo è rivolto al domani.
Siamo a Lille all’inizio degli anni’90 quando la loro realtà ricomincia lenta e rapida al contempo. Si instaura una routine il cui equilibrio è dettato dagli amici del “padrino” e dall’amore che inizia a scaldare i cuori e a diffondersi con naturalezza. Tuttavia, esattamente come questa stabilità si radica, ecco che i primi problemi iniziano a manifestarsi perché la vita, con i suoi alti e bassi, è sempre in agguato e non concede sconti.
Muta la narrazione, siamo adesso in un luogo chiuso, claustrofobico, con regole determinate e leggi interne; siamo in un carcere. Cosa è accaduto? Perché Pierrot è stato separato da Marcus? Cosa ne è stato di quest’ultimo?
«Succede spesso così, al cimitero. Uno vorrebbe raccogliersi, rivedere le immagini del passato, e piangere tra sé come i pellegrini a Compostela. Ma in quello scenario di alberi e di polvere, con il rumore del vento e delle auto che sfrecciano a duecento metri sul vialone, ti piglia soltanto la malinconia. Potresti benissimo essere da solo in un parco, seduto davanti a una statua romana. Puoi interrogare finché vuoi il suo sguardo di pietra, e immaginare che ti guardi, ma il cielo non farà il miracolo.» p. 86
Quella raccontata da Pierre Chazal è una storia forte, intensa e di grande umanità a cui si accompagna una esposizione scarna e diretta, volontariamente poco curata per rendere più tangibili e concreti i singoli personaggi e le vicende che li vedono quali attori principali. Al tutto si sommano tematiche eterogenee che vanno dall’infanzia, all’amore passando per l’età adulta e la maturazione, ma anche alla droga, alla famiglia, ai rapporti con i genitori, ai legami che si spezzano, alla perdita, al dolore del vivere, al coraggio, alla voglia di vivere e non soltanto di sopravvivere, al riscatto sociale, al proprio posto nel mondo.
Il risultato è quello di un elaborato che sa suscitare tenerezza nella crudezza che lo caratterizza e che non manca di suscitare nel lettore riflessioni intimistiche. “Sei grande, Marcus” è semplicemente uno di quei libri che spesso non conosciamo e che magari ci passano pure davanti senza attirare davvero la nostra attenzione ma che una volta che hanno incrociato il nostro cammino è impossibile dimenticare.