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I ragazzi del King William's
Seduti al tavolo di un ristorante berlinese, due ragazzi inglesi evocano le storie, vecchie di decenni, dei loro genitori ai tempi del liceo. Un racconto appassionato che tira fuori un preciso e interessante affresco storico dell'Inghilterra degli anni Sessanta, un paese irrequieto, in cui la questione operaia trova sfogo in una serie di scioperi troppo spesso repressi con violenza sanguinosa, in cui forze politiche conservatrici conducono battaglie xenofobe generando un clima di odio, dove in ogni luogo e in ogni momento può scoppiare una bomba piazzata dall'IRA o da altre organizzazioni terroristiche. In questo clima seguiamo la vita di un gruppo di studenti del prestigioso King William's, un liceo esclusivo, un tempo appannaggio dei rampolli delle classi più agiate, ora aperto anche a ragazzi meritevoli che tentano di riscattarsi dal ceto di appartenenza. Siamo a Birmingham, città industriale che ruota quasi esclusivamente intorno allo stabilimento industriale di Longbridge che, tra dipendenti e indotto, dà da mangiare a più di mezza popolazione. I riflettori vengono puntati su Duggie Anderton, Philip Chase e Benjamin Trotter. Famiglie diverse, caratteri differenti, accomunati da obiettivi simili, interessi comuni e da un legame di amicizia che va al di là di ogni possibile differenza. Tra un compito in classe e una serata davanti a qualche birra, tra uno scherzo del loro incontenibile compagno Harding e un riff di Eric Clapton, tra una riunione al giornale della scuola e le difficoltà a casa, seguiamo le vite di questi ragazzi, la loro formazione, le loro esperienze. I problemi tipicamente scolastici, le cottarelle giovanili, i sogni e i progetti da liceali ci riportano indietro nel tempo, a quelle dinamiche prettamente adolescenziali che si scontrano poi con il mondo degli adulti. Quello delle guerre, delle lotte di classe, della politica nazionale ed estera. Quello delle famiglie che tentano di stare su anche quando uno o entrambi i genitori hanno relazioni extraconiugali. Quello del lavoro, della violenza, del sesso. Non sempre i ragazzi lo comprendono, non sempre davanti ad espressioni tipo "Guerra fredda", "Muro di Berlino", "Watergate" sanno precisamente di cosa si sta parlando. Non sempre sanno come reagire all'adulterio dei genitori, ad episodi di intolleranza o sopraffazione, alle bombe nei pub. Studiano in una scuola che li prepara al futuro senza spiegargli il passato e il presente. Seguono le loro passioni con ardore, dalla musica alla letteratura, dall'arte al giornalismo, sognando di farle diventare un vero e proprio lavoro. Guardano il mondo degli adulti con l'espressione dubitosa di chi non capisce e con gli occhi sognanti di chi vi ripone grandi speranze. "...e in quel preciso momento Benjamin si trovò a pensare che forse le ambizioni che coltivava erano tutte sbagliate, il desiderio di diventare uno scrittore, il desiderio di diventare un compositore, mentre quella del comico, di colui che porta le risate alla gente, era in realtà la più sacra delle vocazioni, e si domandò se non dovesse puntare invece a diventare un grande comico o soggettista; poi però quel sentimento passò, lo sketch finì, fu il turno di un cantante mortalmente noioso e Benjamin seppe che in realtà era soltanto un adolescente come tutti gli altri; un normalissimo adolescente in una normalissima famiglia; anche il volto di suo nonno gli sembrò normalissimo, alla fin fine, e Benjamin si accorse per la prima volta che Lois non aveva riso insieme a loro, e quel senso di accecante chiarezza se n’era davvero andato, e ancora una volta tutto nella sua vita gli sembrò pesante, complicato e incerto".