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La forma dell'acqua
 
La forma dell'acqua 2019-06-27 14:20:08 La Lettrice Raffinata
Voto medio 
 
3.0
Stile 
 
2.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    27 Giugno, 2019
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Dell'amore e di altri Deus Brânquia

“La forma dell'acqua (The Shape of Water)” è la versione romanzata dell'omonimo film vincitore di ben quattro premi agli Oscar del 2018. Scritto a quattro mani dal regista Guillermo Del Toro e dallo scrittore Daniel Kraus, il romanzo si presenta principalmente come un romance, arricchito però da alcuni elementi fantastici e da un'ambientazione storica.
Appena terminata la lettura, ho voluto vedere anche il film e ho riscontrato davvero molti cambiamenti dal lungometraggio alla versione cartacea. Alcuni hanno un valido motivo mentre di altri non ho proprio colto il senso, specie considerando che si tratta appunto di una novellizzazione; prendendo ad esempio il personaggio di Strickland, da un lato ho apprezzato l’approfondimento sulla cattura del Devoniano e tutta l’involuzione del personaggio che ne consegue -a tratti sembra di trovarsi di fronte ad uno degli abitanti de “Il condominio” di J.G. Ballard,

«È diventato il dottore, l'avvocato, l'uomo delle caverne. È lui che regredisce, che decade. Sente che la patina di uomo civilizzato si sta sbriciolando, lasciando spazio a una crescente brama di sangue.»

mentre dall’altro sono inseriti alcuni cambiamenti che non hanno ragione d’essere perché non apportano nulla alla trama, come il colore della sua nuova automobile.
La storia si svolge nei primi anni Sessanta, principalmente nella città di Baltimora, presso l’Occam, dove viene rinchiusa una misteriosa creatura anfibia catturata dai militari statunitensi nella foresta amazzonica. Protagonista principale è l’inserviente Elisa Esposito, una trentenne muta che conduce un’esistenza tranquilla tra il misero lavoro e la compagnia di pochi amici; il silenzio di Elisa nasconde sogni e passioni, come il desiderio di poter danzare indossando delle scarpe scintillanti. La sua vita cambia quando incontra per la prima volta il Deus Brânquia, incatenato e ferito nel laboratorio F-1, e capisce di trovarsi di fronte ad un essere a lei affine perché incapace di comunicare con la voce.
La più grossa differenza rispetto al film si vede proprio dalla trama: nel romanzo la storia di Elisa viene frequentemente inframmezzata da quelle degli altri personaggi principali, che hanno molto più spazio e dei POV dedicati. In particolare, seguiamo Richard Strickland e sua moglie Lainie (che nel film è quasi una comparsa), l’amica e collega di Elisa Zelda, il suo vicino Giles e il dottor Hoffstetler, che si occupa degli esperimenti sul Devoniano, il quale verso la fine del volume ottiene a sua volta un paio di capitolo POV. Proprio in questa scelta si riscontra il primo del problemi del romanzo, perché la storia di Elisa viene quasi accantonata, specie nella prima metà del tomo, con conseguente difficoltà nel riuscire ad empatizzare con lei, in particolare per quanto riguarda la relazione con il Devoniano: a me è sembrata tutto fuorché il grande amore che ci viene presentato.
D’altro canto, è impossibile rimanere insensibili alle tristi vicende dei personaggi, e su questo gli autori sfruttano una forte leva emotiva, contrapponendo di volta in volta ai protagonisti -che rappresentano delle categorie svantaggiate- degli uomini bianchi, eterosessuali e realizzati dal punto di vita economico o professionale, i quali immancabilmente si mostrano come figure malvagie. Sorvolando su questa eccessiva generalizzazione che non ho apprezzato, ci troviamo di fronte a scene dove ben si comprende quale sia il comportamento che questi uomini si sento autorizzati a tenere, dalle riflessioni di Lainie sul marito

«Anche prima del viaggio in Amazzoni, Richard la spaventava un po'. Lei aveva sempre pesato che non fosse una cosa inconsueta. Le era capitato di vedere qualche livido sulle braccia delle sue amiche di Orlando. [...] Certi giorni [Richard] sembra che incoraggi il figlio a denigrare la sorella e a sfidare la madre, come se Timmy, a soli otto anni, debba già considerarsi superiore alle femmine della famiglia.»

oppure dalle parole che Giles rivolge al Devoniano, pur sapendo che non lo può comprende appieno, parlando della sua omosessualità.

«Anomalie come me esistono in tutto il mondo. E dunque quand'è che un'anomalia smette di essere tale e diventa semplicemente in dato di fatto? E se tu non fossi l'ultimo della tua specie, ma uno dei primi? Il primo di molti esseri migliori in un mondo migliore? Ci è concesso sperare, no? Di non essere il passato, ma il futuro.»

L’aspetto del romanzo che mi ha meno convinto è stato sicuramente lo stile. Soprattutto nella prima parte, è presente un tell eccessivo a discapito dello show, come in questo esempio in cui la stessa scena poteva essere mostrata anziché, appunto, descritta:

«Quando finalmente due scienziati se ne vanno insieme, strizzano gli occhi increduli osservando i rispettivi orologi, ridacchiando della sfuriata che si beccheranno dalle mogli e sospirando al pensiero di quanto preferirebbero un atterraggio di fortuna tra le grinfie delle loro amanti.»

Un altro problema dello stile è la retorica eccessiva che troppo spesso rende ridicole le descrizioni; l’apice si ha quanto Strickland incontra il Devoniano, che viene così rappresentato:

«Il Deus Brânquia, alla fine, emerge dal bassofondo. È lì. Ed è il sole rosso sangue che sfregia il Serengeti, l'antico occhio dell'eclisse, l'oceano che fa lo scalpo al nuovo mondo, [CONTINUA PER SETTE RIGHE] È tutto questo e anche di più.»

Aspetto positivo dello stile è invece la scelta di inserire continuamente dei riferimenti all’acqua e al mondo marino, come in questo esempio:

«-Un tempo conoscevo un uomo di nome Vandenberg. Anche lui infiltrato negli Stati Uniti come te. Non ce l'ha fatta, [SPOILER]. È... affondato in acque, non posso dire quali.
Dal fondo dell'acquario delle aragoste salgono in superficie delle bollicine, quasi che l'acqua, tutta l'acqua del mondo, avesse partecipato nell'inghiottire Vandenberg.»

Infine, qualche appunto sull’edizione. Il volume presenta quattro illustrazioni a matita molto suggestive, più quella usata per copertina e sotto-copertina; penso che questo, unito alla pubblicità che è stata fatta per questo libro, ne giustifichino il prezzo un po’ alto. Ciò non toglie che il testo presenta diversi refisi dati dalla mancata revisione

«Sono SCUSE, giustificazioni, pretesti. Il fatto che non ci sia neanche una SCUSA è rivelatore.»

che potevano essere facilmente evitati e non sono perdonabili ad una casa editrice così importante.

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