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Arte senza fuoco
Non è fra i migliori romanzi di Simenon ma avrebbe potuto esserlo, considerata la potenza descrittiva di ambienti e personaggi, fra vividi scorci di vita parigina nei quartieri operai e piccolo borghesi dei primi del Novecento, rappresentati sì impeccabilmente, ma con una meticolosità che alla lunga annoia.
Colpisce il realismo dei personaggi, ma le loro azioni non sono ben messe a fuoco e restano come in fase di abbozzo, lasciando chi legge nell’attesa di qualche avvenimento che segni una svolta.
Gli eventi si susseguono sotto lo sguardo pacato, attento e indifferente al contempo, di Louis, “l’angioletto”, pittore diverso dagli altri, i “maledetti”, consumati di solito dal sacro fuoco dell’Arte.
La sua è un’esistenza che procede senza sobbalzi (così, almeno, la percepisce il suo animo quieto) e che si srotola placida dall’infanzia alla vecchiaia. La narrazione manca di mordente, procede con lentezza, non annoia né avvince particolarmente, e il lettore arriva all’ultima pagina come un passeggero distratto a destinazione.
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Il testo commentato, non l'ho letto.
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