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La nausea
 
La nausea 2019-06-06 17:35:42 archeomari
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
archeomari Opinione inserita da archeomari    06 Giugno, 2019
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Questa vita...un senso non ce l’ha

Psicosi di altri tempi, ma sempre attuale.
Questo è il classico libro verso cui trovi la popolazione dei lettori spaccata a metà: “La nausea” è un libro osannato, amato soprattutto dai giovani e considerato deprimente e noioso per chi è già nel mezzo del cammin della sua vita.
Io, che non sono più giovane, ma non ancora di mezza età, posso dire di inserirmi a metà strada. E non sempre in medio stat virtus, purtroppo.
Ho faticato ad apprezzarlo, a capirlo nella prima metà, dalla seconda in poi l’ho divorato. Se non avessi avuto sincera curiosità verso l’autore e se il libro fosse stato scritto in maniera poco scorrevole, può darsi che lo avrei interrotto per riprenderlo alle calende greche, vista la mole e la quantità dei libri presenti nella mia wish list.
Ormai non permetto più al rispetto che nutro verso un libro od un autore importante, di divorare il poco tempo della vita che posso dedicare ai tanti libri stupendi che mi aspettano ancora. Ma “La nausea” va letta, è un manifesto di poetica, è una dichiarazione di solitudine, di follia pura e allo stesso tempo di allucinante realismo. Una scrittura fluida, scorrevole, con la giusta dose di immagini, di detto e non detto.
È il romanzo della rivelazione dell’Assurdo, di kafkiana memoria, del non senso della nostra esistenza, dell’impossibilità di giustificarla. In un mondo dove non c’è la fede in Dio, il protagonista Roquentin ammette che anche le sue azioni sono prive di significato. Un’opera filosofica, ma anche autobiografica, legata al profondo momento di crisi personale di Sartre. Un romanzo che si può definire anche sperimentale vista la mutazione continua di linguaggi e registri stilistici che vanno dal diario al monologo interiore, alla meditazione filosofica.
Un’opera “densa”, dunque, dove campeggia anche una forte critica sociale, una satira contro i conformisti piccolo borghesi (Porcaccioni, nel testo, invettiva sociale del Salaud).
Sartre, come tanti autori prima di lui, usa l’espediente del manoscritto, finge di aver trovato il diario di un certo Roquentin, studioso di un gentiluomo scaltro del secolo precedente, Rollebon. Concomitante alla lettura delle imprese più o meno immorali di quest’ultimo, uno strano malessere parte in sordina per trasformarsi in veri attacchi di panico che lo assalgono e si impadroniscono, quasi come un demone che possiede un corpo. Lui chiama questo male di vivere “la nausea” e giorno per giorno trascrive nel diario le sue impressioni e i momenti di pausa da questo terribile male. Queste pause sono “le avventure” , i “momenti perfetti”, istanti in cui nella armonia delle perfezione della casualità, delle coincidenze, nelle note musicali, o nei colori si dimentica di se stesso, diventa più forte della consapevolezza che nella vita nulla ha senso.
Nella vita non c’è qualcosa che abbia senso, tutto è volto alla distruzione, al perire, allora che senso ha? L’ipocrisia delle persone intorno a lui, che senso ha? celare la realtà a cosa serve?
Roquentin sembra possedere una sorta di veggenza, un dono, riesce a vedere la bruttezza al di là delle fattezze delle cose e delle persone che diventano semplici ammassi di carne.
“Io vedo l’avvenire. È là, posato sulla strada, appena un po’ più pallido del presente. Che bisogno ha di realizzarsi? Che cosa ci guadagna? (...) questo è il tempo, né più né meno che il tempo, giunge lentamente all’esistenza, si fa attendere, e quando viene si è stomacati perché ci si accorge che era già lì da un pezzo”.
Sartre ha lavorato tantissimo su quest’opera, il progetto risale al 1925, ma il romanzo vede la pubblicazione solamente nel 1937, presso l’editore Gallimard. La revisione del testo ha portato ad una soppressione dei passaggi definiti allora più scabrosi. Rimane però con tutta la sua impressionabile forza la “scena” dello stupro e dello strangolamento della piccola Lucienne, che lui aveva previsto incontrandola presso il cancello dei giardini pubblici, attratta ed impaurita allo stesso tempo dall’uomo grassoccio che le sorrideva con una pellegrina addosso. In seguito alla notizia della morte della ragazzina partono delle pagine di una assurda morbosità che intrappolano il lettore in una spirale quasi ipnotica, straniante con tratti disgustosi. Si ripetono le stesse parole, in modo concitato, ipotattico. Lo assale anche la Nausea, sente molliccio, attaccaticcio ovunque, la camicia gli si attacca alla schiena, sente in bocca sangue e saliva, corre per strada come un matto, desiderio e disgusto si uniscono e lottano dentro di lui.
La Nausea ha l’essenza del grasso, dell’unto, del molliccio e dell’umido fastidioso. Più in là, quando le crisi si ripresenteranno ad intervalli più brevi, Sartre la descriverà con più dettagli. Ma sembra che anche la parole siano inadeguate ad esprimere il profondo disgusto verso l’esistenza, verso se stessi. Per Sartre anche la parole sono “carcasse”, sono consunte, come gli affetti e come le sensazioni: ecco quindi frasi lasciate a mezzo, parole troncate a mezzo...artigli stagliati verso il vuoto che ci circonda. Pupille cieche e biancastre che non vedono né possono comunicarci emozioni.
Indimenticabile e curiosa è la figura dell’Autodidatta, per certi versi alter ego di Sartre, per la sua mania di leggere ed imparare tutto lo scibile divorando i libri della biblioteca in ordine alfabetico uno dietro l’altro, tuttavia non un vero e proprio interlocutore di Roquentin poiché non potrebbe mai comprendere e vivere il suo Male.
Degni di nota come personaggi del romanzo sono il compositore ebreo e la cantante di colore che interpreta la canzone da lui scritta, “Some of these days”: anche se reietti ed emarginati, sono “positivi” poiché vicini al protagonista, non integrato nella società anche lui e gli offrono l’arte come “salvataggio” dalla Nausea, una alternativa alla disperazione ed alla follia.
Un romanzo veramente complesso, da leggere solo se spinti da forte curiosità e motivazione.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
Solo per chi è mosso da forte curiosità verso l’autore e letture estreme e sperimentali.
Non è un libro “rilassante” per far passare il tempo, ma un romanzo complesso è molto ricco di tematiche interessanti. Si gusta adagio.
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Commenti

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Molto bello e interessante il tuo commento, ne riservo la lettura a tempi diversi.
Ottima recensione, Marianna, complimenti. Anche a me, quando lessi "La nausea " molti anni fa, aveva colpito molto il personaggio dell'Autodidatta.
Bellissima analisi, Marianna che condivido. Non è facile la lettura, me la ricordo negativa e cupa, ricordo le atmosfere in biblioteca e al bar- trattoria ma anche il frammento in cui si specchia e descrive l'immagine che vede riflessa, se non ricordo male è proprio all'inizio del libri. Bhé direi che ora ci vuole una lettura più allegra.
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archeomari
08 Giugno, 2019
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Grazie mille Laura. Va segnato e va letto nel momento giusto. Buone letture
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archeomari
08 Giugno, 2019
Ultimo aggiornamento:
08 Giugno, 2019
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Ciao! Sì Sartre mette un pò di se stesso anche nell' Autodidatta, a cui non interessa dare un nome. Mentre invece dà un nome all'amore passato, Anny, che non ho inserito nella recensione tra i personaggi da ricordare, poiché non degno di nota secondo me dal momento che non contribuisce all' economia della storia presente di Roquentin.
L'Autodidatta invece è una figura emblematica e il suo allontanamento dalla biblioteca ha un significato particolare
In risposta ad un precedente commento
archeomari
08 Giugno, 2019
Ultimo aggiornamento:
08 Giugno, 2019
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Grazie Ioana, inevitabilmente non si può leggere un libro del genere restando passivi, dunque sì, cambiamo genere. Me la sto spassando con un saggio di neuroscienze....
Marianna, io appartengo alla schiera dei No. Letto in gioventù, ricordo solo la noia provata.
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