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Triste triste triste
Confesso che mi sento un po' a disagio a scrivere la recensione di questo romanzo. Prima di iniziarlo avevo letto solo valutazioni positive: lettori entusiasti e critica unanime sul fatto che fosse un capolavoro. Non avrei mai immaginato che potesse non piacermi... E invece.
Innanzi tutto non sono riuscita a percepire la voce narrante, quella del ragazzino Momò, come autentica. Le sgrammaticature e i termini lessicali volutamente sbagliati non bastano, secondo me, a rendere il fluire dei pensieri di un ragazzo. Il flusso di coscienza del protagonista sembra piuttosto appartenere ad un adulto o anche ad un anziano, che per sembrare bambino storpia le parole. E già questo mi è bastato per non entrare in sintonia con il romanzo.
Di conseguenza, anche il contenuto non l'ho avvertito come estremamente emozionante e coinvolgente, come è invece accaduto agli altri lettori. E' vero, è una storia triste. É una storia tristissima: una storia di abbandono, di solitudine, di vita degradata e rinnegata ai margini della società. É la storia di un amore: quello fra l'orfano Momò e la donna che lo ha cresciuto, tenendolo in casa inizialmente in cambio di soldi, Madame Rosa.
Il messaggio del romanzo è evidente e molto bello: può nascere affetto anche nelle situazioni più difficili. A volte le persone che si trovano ai gradini più bassi della scala sociale hanno un'umanità ed una sensibilità straordinarie. L'amore filiale non si prova a comando verso i genitori biologici ma verso le persone che si sono prese cura di noi. Tutti concetti espressi in questo romanzo che sinceramente apprezzo e condivido appieno. Di solito amo questo tipo di storie, che mirano alla nostra empatia e fanno leva sulla nostra sensibilità. Stavolta purtroppo qualcosa non ha funzionato: probabilmente non riuscendo a cogliere come autentica la voce narrante non è scattato il meccanismo empatico che ci fa entrare nel romanzo e soffrire e gioire insieme ai personaggi.
Alla fine così ho trovato “La vita davanti a sé” fastidiosamente deprimente, infarcito di luoghi comuni e forzatamente buonista. Ovviamente è solo la mia personale opinione.
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Una curiosità Laura, che non ho proprio capito: perché madame Rosa, che è stata perseguitata in quanto ebrea, tiene il ritratto di Hitler fra le sue cose più care?
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