Dettagli Recensione

 
La vita davanti a sé
 
La vita davanti a sé 2019-05-27 14:28:26 Chiara77
Voto medio 
 
2.5
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
2.0
Chiara77 Opinione inserita da Chiara77    27 Mag, 2019
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Triste triste triste

Confesso che mi sento un po' a disagio a scrivere la recensione di questo romanzo. Prima di iniziarlo avevo letto solo valutazioni positive: lettori entusiasti e critica unanime sul fatto che fosse un capolavoro. Non avrei mai immaginato che potesse non piacermi... E invece.
Innanzi tutto non sono riuscita a percepire la voce narrante, quella del ragazzino Momò, come autentica. Le sgrammaticature e i termini lessicali volutamente sbagliati non bastano, secondo me, a rendere il fluire dei pensieri di un ragazzo. Il flusso di coscienza del protagonista sembra piuttosto appartenere ad un adulto o anche ad un anziano, che per sembrare bambino storpia le parole. E già questo mi è bastato per non entrare in sintonia con il romanzo.
Di conseguenza, anche il contenuto non l'ho avvertito come estremamente emozionante e coinvolgente, come è invece accaduto agli altri lettori. E' vero, è una storia triste. É una storia tristissima: una storia di abbandono, di solitudine, di vita degradata e rinnegata ai margini della società. É la storia di un amore: quello fra l'orfano Momò e la donna che lo ha cresciuto, tenendolo in casa inizialmente in cambio di soldi, Madame Rosa.
Il messaggio del romanzo è evidente e molto bello: può nascere affetto anche nelle situazioni più difficili. A volte le persone che si trovano ai gradini più bassi della scala sociale hanno un'umanità ed una sensibilità straordinarie. L'amore filiale non si prova a comando verso i genitori biologici ma verso le persone che si sono prese cura di noi. Tutti concetti espressi in questo romanzo che sinceramente apprezzo e condivido appieno. Di solito amo questo tipo di storie, che mirano alla nostra empatia e fanno leva sulla nostra sensibilità. Stavolta purtroppo qualcosa non ha funzionato: probabilmente non riuscendo a cogliere come autentica la voce narrante non è scattato il meccanismo empatico che ci fa entrare nel romanzo e soffrire e gioire insieme ai personaggi.
Alla fine così ho trovato “La vita davanti a sé” fastidiosamente deprimente, infarcito di luoghi comuni e forzatamente buonista. Ovviamente è solo la mia personale opinione.

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Commenti

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Non sei l'unica a aver notato questo aspetto. Gary è buonista, ma un buonista sincero, a me più che buonista pare una persona intelligente ma rimasta candida, non so se per limiti caratteriali o per sua volontà, nonostante le infinite persecuzioni che ha subito compresa quella dell'FBI e della critica letteraria del tempo senza contare che era ebreo. Il suo libro propone come antidoto al cinismo del tempo una inverosimile e poco autentica solidarietà tra ultimi. Io ho apprezzato lo sforzo.
Penso che lo stile con cui Gary ha scritto questo romanzo mi abbia condizionato troppo negativamente, in realtà di solito anch'io apprezzo questo tipo di storie... In questo caso il filosofeggiare sgrammaticato che doveva essere di un bambino mi è risultato fastidioso.
Ciao Chiara, io nella lettura mi sono fatta influenzare dalla biografia dell'autore che mi incuriosisce e intenerisce allo stesso tempo, il libro mi era piaciuto e mi aveva portato a leggerne altri con giudizi diversi: "Gli aquiloni " bel libro, non un capolavoro, "Educazione europea" di livello inferiore, poi avevo abbandonato i suoi romanzi; mi piacerebbe leggere la sua biografia.
Per me era il primo di Gary, gli altri non li ho letti, ma a questo punto non so se lo farò. :)) So che questo romanzo è piaciuto molto, con me purtroppo non ha funzionato. Non so molto sulla vita dell'autore, qualche notizia qua e là, che ha vinto due volte il premio Goncourt, che si è suicidato...
Una curiosità Laura, che non ho proprio capito: perché madame Rosa, che è stata perseguitata in quanto ebrea, tiene il ritratto di Hitler fra le sue cose più care?
In risposta ad un precedente commento
siti
30 Mag, 2019
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Ciao Chiara, se non ricordo male la signora quando era tornata in Francia dalla Germania non aveva mai ripristinato i suoi documenti per evitare di essere ricondotta alla sua origine ebrea e per tutelarsi maggiormente conservava il ritratto di Hitler a ulteriore garanzia, inferenza mia, questa.
Grazie Laura, credo che sia proprio così, sì.
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