Dettagli Recensione
Quando il troppo stroppia
Diciamocela tutta: Ian McEwan scrive bene. Forse troppo bene. In una maniera minuziosa e quasi maniacale, oserei dire. E questo romanzo ne è una prova lampante.
Si vede quando l’autore ci ha messo cura e dedizione nel raccogliere e narrare particolari legati a processi e vicende giudiziarie, cardine di gran parte della vicenda raccontata. Tanto di cappello, non c’è che dire.
Il problema è che questa perfezione, quasi immediatamente dopo poche parole, stanca. Annoia. Irrita, perfino.
Lascia da parte una premessa (il rapporto fra una donna giudice e un ragazzo Testimone di Geova che rifiuta una trasfusione di sangue che potrebbe salvarlo dalla leucemia) che di primo acchito sembrava molto profonda. Non vedevo l’ora di assaporare tutto e ciò e di lasciarmi coinvolgere.
E invece mi tocca leggere 199 pagine (faticosamente finite in tre mesi, ci tengo a sottolineare) di processi, sentenze, accuse e verdetti totalmente a caso e spesso non attinenti allo svolgimento della trama, che mi hanno seccata, tediata e stancata parecchio.
Oltretutto coadiuvati da un linguaggio utilizzato dall’autore molto tecnico, arzigogolato, complesso e densissimo di metafore che tante volte ho faticato a comprendere, dovendo rileggere le stesse frasi più di una volta.
McEwan caro, volevi far vedere quanto sei figo nello scrivere e nel riportare fedelmente la vita reale, in questo caso nel contesto giuridico? Bravissimo, ci sei riuscito.
Ma non aspettarti che certe persone semplici come me, che amano le narrazioni fluide e senza troppe descrizioni, riescano ad apprezzarti.
Volevi parlare di processi su processi per caratterizzare al meglio il personaggio di Fiona, il giudice protagonista, mostrando quanto fosse coinvolta e integerrima nel suo lavoro e quanto questo incidesse sulla sua vita privata rendendola una donna severa, quasi fredda e scostante?
Obiettivo centrato, complimenti.
Ma che nella quarta di copertina non mi si venga a dire che la vicenda ruota attorno al caso di Adam Henry che, secondo me, meritava maggior attenzione e approfondimento, essendo appunto il
motivo per cui ho tentato di leggere questo mattoncino.
Per farla breve: da leggere solo se siete fan sfegatati di McEwan o dei processi giudiziari.