Dettagli Recensione
Toccante, intenso, graffiante, geniale
Il più bel libro di Michel Houellebecq che ho letto, edito da Bompiani nel 2010, anno della pubblicazione in Francia che gli portò il massimo premio letterario francese, il Goncourt. Meritato in pieno: stupendo, mi ha toccata così tanto che ogni recensione sarebbe sempre inadeguata e insufficiente. Posso solo invitare alla lettura. Ogni volta che leggo Houellebecq mi convinco sempre più della sua bravura, il suo talento è innegabile, al di là di talune accuse che gli sono state mosse. È il prezzo che pagano tutte le persone che non hanno, come si suol dire, i peli sulla lingua e vogliono rappresentare la realtà senza il velo delle convenzioni, del “buongusto”, dell’arte della diplomazia.
La provocazione in Houellebecq è il mezzo e lo scopo allo stesso tempo delle sue opere.
La carta e il territorio: bisogna leggere tutta l’opera per capire come mai Houellebecq sceglie questo titolo. Dirò solo che la “carta” è ... la mappa stradale Michelin, da cui il protagonista del romanzo, l’artista Jed Martin, pittore e fotografo francese, trae ispirazione per i suoi scatti. In parole povere Jed trova poesia, armonia nelle carte stradali con tutti i loro intrichi di strade, superstrade, indicazioni e con i suoi scatti, le rende opere d’arte molto apprezzate che gli faranno scalare le vette del successo.
Geniale! Io non ci avrei mai pensato. Una fredda, prosaica mappa stradale che diventa oggetto d’arte con tanto di quotazioni in Borsa!
Il periodo Michelin occupa la prima parte del romanzo ( il libro si divide in tre parti ed è una climax di colpi di scena) , quella più vivace dal punto di vista di Jed: incontra Olga, una bellissima russa che lavora per la Michelin che lo aiuta a sfondare nell’alta società e l’incontro con lo scrittore Houellebecq. Sì, ho digitato bene, proprio l’autore. I più penseranno che lo scrittore francese si sia autocelebrato, inserendosi nel “cast” dei personaggi e nominandosi spesso con l’epiteto “lo scrittore de Le particelle elementari”, “il celebre scrittore mondiale”.
Io ho sorriso tantissimo, sono stata colta di sorpresa e confesso di averlo pensato anche io, per cambiare idea subito dopo perché Michel Houellebecq fa di se stesso un ritratto veramente impietoso. Non posso dirvi tutto, ma vi assicuro che vi stupirà perché verso la fine della seconda parte spingerà il suo personaggio all’impensabile, all’indicibile.
L’intreccio è lineare, non complicato: Jed, a parte la parentesi amorosa con Olga, è solo. Ha un padre, ex architetto, malato di cancro, che vive in una clinica e che va a trovare piuttosto spesso, chiacchierando della vita oppure senza parlare, lasciando che siano i silenzi a colmare vuoti di tristezza e nostalgia. Il padre, contro la volontà di Jed, si recherà di nascosto a Zurigo, nella migliore clinica dove si pratica l’eutanasia e, nel rispetto delle leggi svizzere, si farà cremare e lasciare che sia il vento a disperdere i suoi resti nella natura. Da questo momento in poi, sarà la natura, “il territorio”, l’oggetto degli studi di Jed Martin.
A parte Houellebecq, del quale Jed fa un ritratto che nell’ultima parte del romanzo viene stimato per 12mila euro, un altro personaggio degno di nota è il commissario Jasselin, che dà la possibilità all’autore di esprimere le sue affettuose considerazioni sui cani e le sue riflessioni sulla vita di coppia nella mezza età.
“Il cane è una sorta di bambino definitivo, più docile e più dolce, un bambino che non arriverà all’età della ragione, ma è anche un bambino cui si sopravviverà: accettare di amare un cane equivale ad accettare di amare un essere che vi sarà ineluttabilmente strappato (...)”.
Ho scritto che Jasselin è “un commissario” di gendarmeria, sì. La terza parte del romanzo è un giallo, un violento thriller, con tanto di ricostruzione secondo la moda delle detective stories.
L’autore dimostra competenze in ambito fotografico, lui stesso ha scattato le foto che fanno parte di un altro suo romanzo, “Lanzarote”. In alcune pagine ci sono citazioni di Wikipedia, indicate da lui nell’ultima pagina del romanzo.
Come in ogni suo testo, troverete brillanti riflessioni e considerazioni sull’uomo occidentale, sulla vita in genere. Per amare un autore come lui bisogna essere coraggiosi e aperti senza ipocrisie. Houellebecq è profondamente calato nel mondo in cui viviamo, senza fraintendimenti, senza ipocrisie e rappresenta lo stato di solitudine dell’uomo di oggi con uno stile asciutto a tratti corrosivo e violento. In uno stato di formidabile lucidità.
“Gli insetti e gli uomini, e anche altri animali, sembrano perseguire uno scopo, i loro spostamenti sono rapidi e orientati, mentre i fiori rimangono nella luce, smaglianti e fissi. La bellezza dei fiori è triste perché i fiori sono fragili, e destinati a morire, come ogni cosa sulla terra naturalmente, ma essi in particolare, e come per gli animali il loro cadavere non è che una grottesca parodia del loro essere vitale, e come quello degli animali puzza—tutto ciò lo si comprende non appena si sono vissuti una volta il passaggio delle stagioni e il marcire dei fiori”.
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Commenti
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Ciao
Buona giornata Matelda, tu quali libri hai letto di MH?
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