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Un piccolo Gabo
Propongo un breve resoconto di lettura poiché il romanzo che ho appena terminato è in sostanza irreperibile. Sebbene negli anni novanta l’autore ottenne numerosi riconoscimenti e il suo successo fu amplificato dalla conversione cinematografica de “Il mandolino del capitano Corelli”, le sue opere stazionano oggi nell’anticamera dell’oblio.
Egli si autodefinì “parassita di Marquez” e l’influenza del grande Gabo è evidente in questo romanzo. Il genere definito “realismo magico” ha avuto altri autorevoli esponenti e Louis de Bernières si è schierato al loro fianco timidamente, in una foto di gruppo sfocata, in terza fila, la dove merita di stare ma poco può essere notato.
Una storia grottesca ambientata in un luogo non precisato dell’America Latina. Gli ingredienti sono presenti e in dose appropriata. Come in un romanzo di Marquez si è spinti a sorridere degli improbabili personaggi, delle puttane tristi, ma anche a riflettere su avvenimenti e azioni che paiono inverosimili solamente in prima analisi.
Difficile, quasi impossibile, reggere il paragone con l’autore che ha ispirato questo e altri romanzi di Bernières. Lo stile è simile, la poetica non proprio. Pertanto la ritengo una lettura consigliabile per un amante del genere, un nostalgico che pone la storia del colonnello Buendia alla pari con quella di un suo familiare.
Indicazioni utili
Manuel Scorza