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Sabu Barisha, che al buio s’illuminava
Il dott. Roux è un valente ricercatore, esperto nella manipolazione genetica. Sua è l’idea di inserire nel DNA degli animali il gene della luciferina, la sostanza che produce la bioluminescenza nei pesci abissali. Purtroppo il merito della scoperta è andato al suo datore di lavoro che, per colmo della beffa, ha pure ottenuto il Nobel. Ora ha deciso di prendersi la rivincita. A Zurigo ha fondato una nuova società. Nei laboratori vuole ottenere un elefante fosforescente. La fortuna sembra dalla sua parte, poiché l’elefantessa Asha, fecondata artificialmente con blastocisti modificate, sta portando avanti una gravidanza molto particolare: il feto, infatti, sembra affetto da una particolare forma di nanismo. Un elefantino perfetto, ma grande come un barboncino, per di più rosa e fosforescente farebbe la felicità di ogni bambino viziato del pianeta! Ciò renderebbe Roux ricchissimo assieme ai suoi soci occulti cinesi. E la sua fama arriverebbe alle stelle.
Però, improvvisamente, gli viene comunicato che Asha ha interrotto la gestazione. Il feto, espulso dall'elefantessa, è stato cremato: quindi non ci sarebbero neppure cellule per la clonazione.
Invece l’elefantino è nato vivo e Kaung, l’oozie birmano che ha assistito Asha sino al parto, lo sta nascondendo presso la casa del veterinario dott. Reber, poiché lo reputa un animale sacro, degno di venerazione e non di biechi interessi commerciali.
Roux dopo qualche mese scopre l’inganno e si mette alla caccia della piccola Barisha (il nome con cui è stata chiamata l'elefantina). Questa, però, per un capriccio del caso, è entrata in possesso di Schoch, un senzatetto alcolizzato che, inizialmente, l’ha considerata solo una sua allucinazione. Tuttavia, in seguito, si è affezionato a lei e, assieme alla veterinaria Valerie, ora è intenzionato a difendere contro tutti e contro tutto quella che lui chiama Sabu. Si instaurerà, quindi, una lotta a distanza tra i due gruppi per il possesso di quel tenerissimo “scherzo di natura”.
“Creature luminose” è uno strano romanzo, che ricalca un poco lo stile e i temi cari al migliore Crichton. L’ingegneria genetica negli ultimi decenni ha fatto passi da gigante e le sue creazioni sono oggetto di speculazioni miliardarie. Il libro, quindi, si pone a metà strada tra la denuncia contro queste folli sperimentazioni che vorrebbero modificare arbitrariamente ciò che la Natura ha costruito in milioni di anni e un vero atto d’amore per gli animali.
Sabu Barisha è dolcissima ed è impossibile non innamorarsi di lei per interposto personaggio. Forse la suddivisione tra buoni e cattivi è troppo schematicamente manichea, ma, in fondo, il confronto tra i biechi speculatori e le anime pure votate al benessere della bestiolina regge in modo credibile sino in fondo anche grazie a questa marcata separazione.
Lo stile narrativo è fluido e ben cadenzato tra flash-back e avvenimenti presenti. La base scientifica su cui è costruita la storia è solida e credibile, quindi, non si tratta di romanzo di fantascienza, quanto della descrizione di un possibile, anche se fantasioso e fastidioso, presente alternativo. Molto interessante e accurata l’ambientazione nel mondo abitato da coloro che hanno scelto di vivere ai margini della nostra società. Il mondo dei senzatetto si colloca parallelo al nostro e, per i più, risulta invisibile (o, meglio, da ignorare accuratamente), ma in esso vivono persone come noi, dotate di sentimenti, passioni e in grado ancora di donare amore in modo incondizionato e disinteressato. Il libro ci fa vivere accanto a loro facendoci apprezzare la loro umanità e sensibilità e mostrandoci la durezza della loro esistenza.
In sintesi un bel libro, di piacevole lettura.