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La felicità rifugge le convenzioni
Era da tanto tempo che non leggevo un libro che mi prendesse, che mi toccasse così profondamente. Sono rimasta letteralmente folgorata: le pagine e la storia mi hanno catturata e ho dovuto spesso metabolizzare quello che andavo via via leggendo. Anche questa recensione non è, come si potrebbe pensare, stata scritta di getto: ho sentito il bisogno di far tornare la mia mente al consueto equilibrio.
Tra i libri che consideriamo belli e buoni ci sono quelli che ci piacciono perché da essi abbiamo tratto piacevolezza di lettura, arricchimento culturale in senso lato, compagnia a volte “non invasiva” , giusto quel tanto che basta per evadere...e ci sono libri che mandano affondi terribili nelle nostre coscienze, che ci scuotono e ci lasciano storditi.
Di recente solo Houellebecq mi ha provocato questo stravolgimento. Ammetto che l’accostamento non è propriamente calzante: tra la spregiudicatezza corrosiva dell’autore francese contemporaneo e la delicatezza de fin de siècle della Wharton c’è di mezzo l’abisso, però sono gli autori che mi hanno strappata via dal torpore delle troppe letture senza infamia e senza lode, in cui mi sono imbattuta questi ultimi anni.
Letto in edizione digitale BUR, 2015 con la pregevolissima traduzione di Alessandro Ceni, “L’età dell’innocenza” , pubblicato nel 1920, vincitore del Premio Pulitzer 1921, narra di un amore grande, mai soddisfatto poiché distrutto dalle convenzioni sociali.
Per essere felici non basta essere anticonformisti e spregiudicati, bisogna essere folli. E nessuno dei due amanti lo è stato.
New York, fine secolo : lui, Newland Archer, avvocato di successo, promesso sposo dell’eterea e dolce May, e lei, la bellissima Madame Ellen Olenska, reduce di un infelice matrimonio contratto con un conte polacco. Quest’ultima decide di tornare in America e di farsi accettare dal parentado americano bigotto ed ipocrita che ha sempre visto in lei “la forestiera” sotto tutti i punti di vista e trova in Archer la persona che curerà i suoi interessi.
Ma quali sono gli interessi della giovane se non essere felice con un uomo che possa amarla? Archer, su pressione della famiglia di May, che è cugina di Ellen, le consiglia di ritornare dal marito in Polonia. L’uomo, impaurito dall’affrontare un’attrazione sconvolgente, mai provata prima verso questa bellissima, ma misteriosa donna, è desideroso di sposarsi prima rispetto al tempo stabilito.
Non vi dico cosa succederà, a voi gustare questa struggente e toccante storia di un amore distrutto, di un amore la cui potenza si sente nei silenzi, nelle frasi dette per metà, che si accontenta di baciare un guanto profumato, di vivere di attese snervanti. Precisiamo subito che il punto di vista è quello di Archer, è lui il protagonista: noi conosciamo i tormenti di lui, i pensieri di lui e non quelli di Ellen.
Tantissimi i passaggi illuminanti, che sferzano colpi in un crescendo che affonda nell’anima di chi legge: lo svelare fino a che punto arriva l’ipocrisia delle famiglie Newyorkesi, fino a dove si spinge il sacrificio della giovane Ellen è ... formidabile.
Archer, dopo aver spinto con la morte nel cuore Ellen a rinunziare al divorzio dal marito, una volta sposato con May:
“con un brivido di presentimento vide il suo matrimonio divenire come la maggioranza degli altri del suo ambiente: una torpida associazione di interessi materiali e sociali tenuta assieme dall’ignoranza dell’una e dall’ipocrisia dell’altro”.
Ormai era incatenato mani e piedi in questo ipocrito mondo di gentilezze e visite di cortesia:
“La natura umana nel suo stato d’ignoranza non era né franca né innocente; era piena delle distorsioni e delle difese di una scaltrezza istintiva. E si sentiva oppresso dalla creazione di questa purezza fittizia, così sapientemente manipolata da una congiura di madri e zie e nonne e antenate morte da tanto tempo, perché si riteneva che a questo lui aspirasse e avesse diritto, affinché potesse esercitare il suo padronale piacere di frantumarla come un pupazzo di neve”.
E noi lettori rimaniamo scioccati da queste rivelazioni fatte così spassionatamente da una scrittrice americana che anche nella vita privata ha sempre mostrato di lottare per la libertà di espressione, della libertà di scegliere tra le dorate catene o la costosa libertà.
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“La solitudine vera è vivere in mezzo a tutte queste persone gentili che ti chiedono soltanto di fingere!”
Sì mi ha molto emozionata questa lettura, ho trovato una scrittrice anticonformista ed una potente ed intensa storia d’amore che, nonostante io non sia più una ragazza in fiore, ha colpito ed affondato la mia preponderante parte razionale
Un libro che non razzola nelle idee, ma le fa nascere nel lettore. Quale miglior complimento si può fare ad un'opera letteraria?!
Sì il.finale ti apre il cuore ma shhhhh no spoiler ! Buona lettura Emilio e grazie anche per i consigli di saggistica!
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Noi non ci conosciamo. Penso ai giorni
che, perduti nel tempo, c'incontrammo,
alla nostra incresciosa intimità.
Ci siamo sempre lasciati
senza salutarci,
con pentimenti e scuse da lontano.
Ci siam rispettati al passo,
bestie caute,
cacciatori affinati,
a sostenere faticosamente
la nostra parte di estranei.
Ritrosie disperanti,
pause vertiginose e insormontabili,
dicevan, nelle nostre confidenze,
il contatto evitato e il vano incanto.
Qualcosa ci è sempre rimasto,
amaro vanto
di non ceduto ai nostri abbandoni,
qualcosa ci è sempre mancato.
Vincenzo Cardarelli, Poesie , Mondadori, Milano 1976
Mi permetto di aggiungere questa bellissima poesia di un amore mancato. Leggere questo libro mi ha riportato alla memoria questi versi.