Dettagli Recensione
Top 50 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Il coraggio che unisce tutte le madri
“L’ultima dei Neanderthal” è un romanzo storico spezzato in due, tra una storia ambientata ai giorni nostri ed una nel passato, in particolare nel Paleolitico medio. Come spunto da cui partire, Claire Cameron si è ispirata alla scoperta archeologica nota come gli Amanti di Valdaro e da questa ha sviluppato entrambi gli intrecci narrativi.
Va premesso che i resti ritrovati vicino a Mantova nel 2007 erano di due Sapiens e sono stati fatti risalire al Neolitico, quando ormai i Neanderthal era estinti da migliaia di anni, ma la scrittrice ha voluto comunque riproporre l’iconica posa dei due scheletri nel suo romanzo, trasformando però uno dei due in una femmina di Neanderthal.
Autrice di questa straordinaria scoperta è la dottoressa Rosamund “Rose” Gale, che investe buona parte dei suoi risparmi e tutte le sue energie in uno scavo in Francia, dove spera di trovare delle prove a sostegno delle sue tesi secondo le quali i Neanderthal erano molto più evoluti di quanto si ritenga correntemente. Il ritrovamento di due corpi così ben conservati le permette di chiedere dei finanziamenti per poter portare a termine lo scavo, ma subito si scontrerà contro il mondo accademico, più interessato a pubblicizzare al meglio la scoperta anziché darle il giusto valore scientifico.
A metterla ulteriormente in difficoltà sarà anche l'inaspettata gravidanza: Rose è decisa a continuare il suo lavoro per paura che i suoi sforzi non vengano riconosciuti, ma questo la espone alle critiche di chi le sta attorno e soprattutto a numerose difficoltà finanziarie.
Parallelamente, Ragazza -la femmina di Neanderthal ritrovata- si ritrova a sua volta in enormi difficoltà, anche a causa di una gravidanza iniziata in un momento infelice, almeno secondo le abitudini della sua famiglia. La narrazione segue i suoi spostamenti nel corso di un anno circa, mostrando al lettore tutte le difficoltà che la giovane incontra per poter sopravvivere in un mondo tanto generoso durante l'estate quanto ostile in inverno.
L'autrice è riuscita ad immaginare in modo davvero realistico lo stile di vita di un nucleo famigliare neanderthaliano, illustrando le attività nei vari periodi dell'anno e le abitudini sociali, come i racconti accompagnati dalle ombre create sulle pareti; tutte queste informazioni, che all'inizio del romanzo causano qualche infodumb, vanno a delineare con precisione il ritratto della famiglia e della sua storia
«Tutte le bestie avevano le proprie caratteristiche e la famiglia non si riteneva un’eccezione. [...] Non consideravano difetti le differenze fra i loro corpi e quelli delle altre bestie, ma piuttosto fonti di ispirazione.»
mostrando nel contempo quali possono essere state le ragioni della loro limitata evoluzione e della successiva estinzione.
La parte di Ragazza è quella maggiormente sviluppata, che mostra molto bene la sua inclinazione e le relazioni con gli altri appartenenti alla famiglia.
«Era riuscito a prendere l’insetto e a schiacciarlo sotto i denti. Ragazza non lo aveva ringraziato. Non ce n’era bisogno. [...] Le parole potevano essere vuote, ricambiare un gesto era pieno di significato.»
Per contro, i capitoli dedicati a Rose sono un po' più semplici e prevedibili, riuscendo però a crescere di spessore nella parte finale.
I personaggi principali sono abbastanza caratterizzati, ma solo pochi tra quelli secondari ottengono il giusto spazio -anche a causa della relativa brevità del volume- mentre la maggior parte rimangono delle mere figure di contorno, che agiscono in sola funzione della trama.
Lo stile della Cameron è incredibilmente scorrevole e coinvolgente: il ritmo veloce della narrazione e la mancanza di momenti morti permettono di mantenere il lettore catturato. Ottima anche la scelta di narrare in terza persona le parti di Ragazza e in prima quelle di Rose, per far immedesimare il lettore in quest'ultima e renderlo protagonista della scoperta.
Un problema stilistico si riscontra invece nei dialoghi, infatti i capitoli di Ragazza ne sono quali privi e procedono perfettamente, mentre quelli di Rose ne contengono parecchi, spesso quasi imbarazzanti ed importuni per la mancanza di indicazioni sul modo in cui le battute vengono espresse. Altro piccolo problema sono le ripetizioni che ogni tanto fanno alzare gli occhi al cielo; ad esempio, troviamo questa frase:
«Intorno al collo portava una conchiglia appesa a una cordicella.[...]»
e una sola pagina dopo questa:
«[...] Grande Madre aveva dato a Ragazza una conchiglia di mare grande come una noce. Ragazza l’aveva fissata a una cordicella che teneva al collo.»
Tranquillizzati Claire, il lettore non soffre di amnesia, quindi non è necessario ribadire continuamente dove sia quella benedetta collana!