Dettagli Recensione
Shame, Shame, Shame.
Non so, questo è un libro che non sono riuscito a capire a fondo, e non a causa di uno stile ostico; anzi, lo stile di Coetzee è assolutamente scorrevole, comprensibile, senza comunque scadere nel semplicistico. “Vergogna” è un libro che si lascia leggere, tuttavia quello che mi è riuscito più difficile è entrare in sintonia coi personaggi, che in fondo sono quello che dovrebbe animare questo romanzo. Sarà che le sensazioni provate da David e sua figlia Lucy sono qualcosa di piuttosto lontano da me, ma questo capita con buona parte dei romanzi che un lettore si trova tra le mani. Ho trovato gli atteggiamenti dei personaggi piuttosto irritanti, soprattutto per quanto riguarda Lucy: è un personaggio che non capisco, che si intestardisce nel radicarsi in un determinato luogo, quando questo luogo fa di tutto per farle capire di non essere sicuro. Certo, qualcuno vorrà dirmi che non bisogna arrendersi di fronte alle prime difficoltà che ci si trova ad affrontare, che rinunciare sarebbe una sconfitta… e io gli rispondo: mah. Se un determinato contesto si rivela inadatto o ancor peggio pericoloso, non c’è alcuna sconfitta né vergogna nell’abbandonarlo e provare a ricominciare da qualche altra parte. La freddezza e la testardaggine di Lucy sono davvero frustranti.
Per quanto riguarda il protagonista, invece, è un uomo alquanto controverso; completamente distrutto psicologicamente dall’incedere della vecchiaia. Incapace di portare avanti delle relazioni di coppia, cerca di appagare i suoi istinti in qualsiasi modo. All’inizio ci riesce con i suoi appuntamenti settimanali con una escort: sempre la stessa, con la quale riesce a mantenere un distacco ma allo stesso tempo crea un legame che, una volta spezzato, lo getta nell’oblio. È proprio in questo momento che ha inizio la storia raccontata da Coetzee, nel momento in cui David perde quel punto di riferimento che gli permetteva di andare avanti e di non lasciarsi andare al declino. Tuttavia, proverà un ultimo gesto disperato per sentirsi giovane: abborda una sua studentessa, Melanie, e proverà a instaurare con lei un rapporto che si rivelerà malsano fin dal principio, fino a sfociare in una denuncia per molestie. Questo lo porterà a perdere il lavoro di professore all’università, spingendolo a passare alcuni mesi in casa della figlia Lucy, in campagna a Città del Capo.
David è un uomo che fugge dalle relazioni, ma che in fondo ne è disperatamente alla ricerca. Tuttavia, non si riesce a comprendere cosa, tra istinto e ricerca d’un affetto, abbia la meglio: in certi tratti abbiamo l’impressione che, una volta soddisfatta la sua fame sessuale, le donne tornino a essere dei semplici oggetti degni di pochissima attenzione; in certi altri, appare come un uomo che vuole legarsi a una sola donna alla volta, con la quale instaurare qualcosa di duraturo. Eppure, non si evince mai in David il desiderio di condivisione che è naturale volere in un rapporto di coppia.
I personaggi di questo romanzo sono certamente particolari; eppure, sento che c’è qualcosa che mi sfugge, forse una chiave di lettura. Sarà questo che non mi ha permesso di apprezzare questo romanzo appieno? Non lo so, sta di fatto che in certi tratti Coetzee mi ha fatto anche rabbia, soprattutto con la testa dura dei suoi personaggi.
“È solo uno dei postumi, si dice, uno dei postumi dell’aggressione. Fra non molto l’organismo si rimetterà in sesto, e io, il fantasma che lo abita, sarò di nuovo me stesso. Ma sa che la verità è un’altra. Qualcuno ha soffiato sulla fiammella del piacere di vivere. Come una foglia nella corrente, come uno sbuffo di fumo nel vento, ha cominciato a fluttuare verso la fine. Davide se ne rende conto con chiarezza, e questa visione lo riempie di disperazione. Parola appiccicosa che non riesce a scacciare. Il sangue della vita sta abbandonando il suo corpo per essere sostituito dalla disperazione, sostanza simile a un gas, inodora, insapora, priva di proprietà nutritive. La inspiri, le membra si distendono, cessi di lottare, anche nel momento in cui senti il freddo dell’acciaio sulla gola.”
Commenti
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sì, probabilmente non l'ho afferrato per uno dei motivi che citi... chissà.
Vale.
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