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E' passato tanto tempo
 
E' passato tanto tempo 2019-05-01 19:08:31 68
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68 Opinione inserita da 68    01 Mag, 2019
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Dissolvenza e rinascita

C’è un presente di sofferenza, non esente da colpe, tremendamente complesso nell’immagine funesta di un passato tuttora vivido. Una famiglia spezzata da un evento atroce di cui continua a raccogliere i cocci, divisa da carcere, dolore, insensatezza, ingabbiata in una verità non vera ed in una solitudine obbligata, l’oggi maschera di una assenza definitiva.
Tre protagonisti, anime sole accomunate da una confessione espiatoria, dallo shock di una scoperta inattesa, da un desiderio di vendetta non ancora sopito.
Susan ha vissuto da sempre con Lois, la nonna materna, la madre Linda strappatale precocemente, il padre Daniel inadatto al suo accudimento, una infanzia tra la fuga e l’ esilio ed in cui “ noni “ ha sempre deciso ogni cosa.
Oggi insegna e sta cercando di scrivere una autobiografia, molte le cose su cui fare chiarezza, in primis quell’ oscuro senso di se’. Ha un marito grande, calmo e gentile, un musicologo, da sempre ha amato la letteratura più di se’ stessa, sempre e solo libri, sentendosi il fantasma prosciugato della ragazza che era.
La accompagnano un matrimonio che crede finito, una scia di scritti abbandonati, una vita vissuta come una vagabonda, gravidanze interrotte e relazioni finite, con un “ nemico “ innominabile, estraniamento ed alienazione.
Daniel è un sessantenne che ha finito di scontare la propria pena, non è più il giovane Danny imbevuto di un male invisibile, oggi sa di avere causato solo sofferenza, in primis alle due donne che ha amato.
Inabissatosi nelle ombre del passato, tra un presente di attesa ed un futuro inesorabilmente già scritto, insegue un incontro espiatorio, con se’ una eredità da trasmettere.
Lois e’ una ottantenne che ha perso la propria giovane figlia ( Linda ), da anni possiede una bottega di antiquariato e si circonda di tante belle cose fatte dai morti, esiliata in un luogo dove non avere più paura.
Tre vite ed una solitudine, sentimento cui ci si abitua per scelta e necessità da quando tutto è stato improvvisamente e definitivamente interrotto, spezzato, ma le vecchie storie non finiscono ed in qualche modo si continua a portarle dentro.
Il viaggio verso casa continua, tra sbalzi metatemporali, ricostruzioni possibili, spiegazioni improbabili, un viaggio dentro l’ ignoto e dentro se’ stessi, sollecitando la memoria, rimpiangendo le proprie manchevolezze, impossibilitati a cancellare l’ incancellabile.
Una resa dei conti inevitabile, dei sopravvissuti che non gioiranno per una giustizia personale tardiva ed ai quali non resterà che un vuoto incolmabile, ma c’è un futuro ad attenderli nel solco della brevità di una vita che dovrebbe essere accudimento reciproco.
Un romanzo sorprendentemente profondo e ben scritto, con tratti di prolissità, ma anche di reale e vivida armonia di dialoghi e personaggi, una trama che ricostruisce e svela un fatto di cronaca nera, strascichi di un evento che sconvolgerà, più o meno coscientemente, le vite dei sopravvissuti, vittime e carnefici.
Un tipico viaggio nella provincia americana e nelle viscere di una mente malata e redenta, anni oscuri e latenti, abbandonandosi all’ anestesia dolente di un evento funesto, un viaggio funesto nel cuore di una delle tante famiglie dissolte, unita e legittimata da un semplice legame di sangue, ma famiglia è e significa laddove accudimento ed amore si nutrono e crescono....

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Commenti

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Vedo che ci sono Dubus II , III, presumo anche I . Non ho capito però quale sia il Dubus veramente bravo (non ne ho letto nessuno).
In risposta ad un precedente commento
Matelda
02 Mag, 2019
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Neanche io....
In risposta ad un precedente commento

15 Mag, 2019
Segnala questo commento ad un moderatore
Anche io non capivo i nessi tra i vari Dubus, comunque sono arrivata a questa conclusione:
il primo è Andre Dubus, padre di Andre Dudus II, il primo non è scrittore il secondo si, essenzialmente di racconti, le critiche su di lui sono molte buone, io ne lessi un romanzo che non mi aveva particolarmente preso. Dubus III è il figlio di Dubus II, di cui ho letto il libro in questione, che ho apprezzato per la scrittura e per i contenuti, ma che ho trovato un po' prolisso, cosa che comunque non inficia la grandezza del suo romanzo, Bella la recensione che precede, uno svelamento continuo dei personaggi che, tra memoria e presente, riescono a metter fuoco se stessi e i rapporti con gli altri, una struttura narrativa complessa ma molto fluida in cui non pesa l'intersecarsi del racconto dei vari personaggi nè l'alternarsi continuo tra il passato e la contemporaneità della vita dei protagonisti
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